I creatori delle app di notifica avevano previsto possibili interventi dei burloni, assicurando che solo le persone affette da Covid-19 conclamato potessero attivare un allarme. Essi avevano previsto anche pesanti critiche sulla privacy, in molti casi limitando le funzionalità all’essenziale. Ma, con il diffondersi delle tecnologie di ricerca dei contatti tramite smartphone, stanno emergendo altre sfide, insite nella natura umana.
Il problema inizia già al momento del download. Stefano Tessaro, Professore associato alla Paul G. Allen School of Computer Science & Engineering della University of Washington, lo definisce come la questione dell’uovo e della gallina: il sistema funziona soltanto se molte persone lo scaricano, ma la gente lo scarica soltanto se è sicura che funzioni. In una conferenza tenutasi il mese scorso il professor Tessaro, che ha partecipato alla creazione della più recente app di ricerca dei contatti dello Stato, ha spiegato che la precisione del sistema finisce per far aumentare la fiducia, ma è la fiducia che fa aumentare le adesioni, il che a sua volta fa aumentare la precisione dell’app.
In altre parti del mondo, la popolazione sta progressivamente compiendo questo salto. L’Irlanda e la Svizzera, i cui tassi di contagio sono fra i più elevati, segnalano che oltre il 20% della popolazione utilizza un’applicazione per la ricerca di contatti, secondo un’inchiesta di Kaiser Health News. Gli americani, al contrario, non sembrano così entusiasti dell’idea. Gli Stati Uniti, in particolare, hanno mostrato di non aver adottato una strategia nazionale, pertanto questo arduo compito spetta ai singoli Stati. Fra questi solo una dozzina, compresa la recente aggiunta del Colorado, hanno incorporato questa funzione negli smartphone. L’applicazione invia agli utenti una notifica in caso di contatto con un altro utente che in seguito risulta positivo al Covid-19.
Foto di Markus Winkler da Pixabay
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