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Covid-19 e sonno: come il dormire diventa problematico

La nuova ondata di Covid-19, rispetto alle precedenti, avrà molto più a che fare con il sonno e il nostro modo di dormire. Se da un lato, come sempre di solito quando si è ammalati, si passa più tempo a letto, questo non si rispecchia con qualità del sonno che ci permette effettivamente di riposarci. Si tratta di una situazione complicata che va a interessare le persone anche dopo che hanno sconfitto l’infezione.

Un nuovo studio in Cina ha mostrato come almeno il 26% delle persone che hanno contratto il Covid-19 e che sono prima ospedalizzate e poi dimesse, continuavano ad avere problemi di sonno fino anche a due settimane dopo. Negli Stati Uniti si parla invece anche fino a un mese dopo un test positivo. Con questi problemi si parla sostanzialmente di insonnia e in generale una cattiva qualità.

 

Covid-19: l’effetto sul nostro sonno

Il problema del sonno in seguito al Covid-19 non è ignorato tanto che l’Accademia europea per il trattamento cognitivo-comportamentale dell’insonnia ha divulgato alcuni consigli che però non valgono per i casi più gravi:

  • Usare il letto solo per dormire e avere rapporti sessuali
  • Andare a letto e alzarsi quando ti senti naturalmente incline a farlo
  • Mantenere un ritmo sonno-veglia regolare
  • Assicurarsi che la camera da letto sia il più buia possibile
  • Esercitarsi regolarmente alla luce del giorno
  • Evitare di mangiare prima di coricarsi.

Un aspetto particolare dovuto al Covid-19 è anche i nostri sogni vengono influenzati. Uno studio tra contagiati e non ha fatto notare come il primo gruppo tendeva ad avere molti più incubi. La colpa potrebbe essere legata all’effetto della malattia direttamente sulla salute mentale, soprattutto sull’ansia e sulla depressione.

Giacomo Ampollini

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