La settimana scorsa, alla conferenza virtuale della British Nutrition Foundation, un gruppo di autorevoli scienziati ha discusso il ruolo fondamentale della nutrizione nella lotta contro Covid-19. Le emergenti ricerche sui pazienti affetti da Covid-19 e un’ampia serie di studi già esistenti, relativi ad altre infezioni virali, suggeriscono che nutrienti chiave come selenio, zinco, vitamina D e probiotici possono rafforzare le difese immunitarie, limitare la gravità dei sintomi del coronavirus e persino ridurre i ricoveri in terapia intensiva e i tassi di mortalità.
Anche se per verificare questi dati nutrizionali occorrono ulteriori ricerche, i primi risultati sono interessanti. Lo studio tedesco suggerisce che i pazienti che sono sopravvissuti al Covid-19 avevano assunto livelli più alti di selenio, nutriente che si trova in tacchino, sardine, uova, noci brasiliane, fegato e reni, rispetto a coloro che hanno perso la vita a causa del virus.
Uno studio condotto in Spagna ha inoltre rivelato che un livello adeguato di zinco, minerale presente nella carne, nel pollame, nel formaggio, nei crostacei e nei semi, è legato a tassi di sopravvivenza più elevati. Un altro studio ha dimostrato che l’82,2 per cento dei pazienti ospedalizzati affetti da coronavirus soffrivano di carenza di vitamina D, che si assume essenzialmente con l’esposizione al sole. Infine, uno studio italiano ha riscontrato che i probiotici hanno ridotto la gravità dei sintomi e i tassi di mortalità.
Il Professor Mike Gleeson, Professore Emerito di Biochimica degli Esercizi alla Loughborough University, spiega che la nutrizione è molto importante non per aumentare la resistenza nei confronti del contagio da Covid-19, ma piuttosto per migliorare la tolleranza verso la malattia. Per tolleranza si intende una diminuzione del carico infettivo quando si è infettati, in modo da poter avere sintomi meno gravi e recuperare più rapidamente.
È proprio questo il probabile ruolo dell’alimentazione, secondo quanto afferma il professor Gleeson. Questi composti possono ottimizzare la risposta immunitaria o svolgono comunque una benefica azione antinfiammatoria o antiossidante. Il legame tra una dieta sana e una migliore resilienza alle infezioni non è una novità, ma l’interesse per i nutrienti che possono sostenere al meglio questo effetto sta crescendo.
La risposta immunitaria dell’organismo a qualsiasi virus richiede un delicato equilibrio: se è troppo bassa, le difese del corpo saranno sopraffatte. Ma se è troppo alta, i processi difensivi coinvolti possono danneggiare eccessivamente i tessuti e sottrarre risorse ad altre funzioni vitali, indebolendo ulteriormente l’organismo.
Ph. credits: Yahoo News
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