Lo studio della bizzarra vita delle profondità marine è sempre stata una sfida per i biologi. Le creature di quel regno vivono sotto pressioni schiaccianti a temperature gelide nel buio più totale. In quest’ambiente è possibile scovare esseri che per gli standard umani, possono essere considerati a tutti gli effetti organismi alieni.
Ora, un nuovo tipo di laser sta facendo luce su alcune delle forme di vita più ultraterrene. I corpi molli della classe abissale sono fatti di materiali mucosi e gelatinosi – un po ‘come una medusa. Sono dotati di parti traslucide e strutture appiccicose, tra cui filamenti lunghi, alloggiamenti di muco e filtri a maglia per raccogliere cibo.
Di recente, nelle profondità dell’Australia occidentale, gli scienziati hanno filmato un essere gelatinoso noto come sifonoforo la cui lunghezza è stata stimata a 45 metri. Potenzialmente l’esempio più lungo del mondo di vita oceanica.
Il 3 giugno sulla rivista Nature, un team di sette scienziati hanno realizzato un dispositivo di imaging per studiare queste creature traslucide. Lo strumento emette una sottile ventola di luce laser che scansiona gli animali, e ricostruisce gli organismi a computer in modelli tridimensionali perfettamente dettagliati. Il dispositivo, chiamato sistema di imaging DeepPIV, rivela anche l’interno delle creature, proprio come fanno le scansioni CT per i corpi umani.
Il team ha condotto le sue esplorazioni al largo della costa della California nella baia di Monterey, che presenta un profondo canyon. Un robot con in mano l’imager è sceso lungo un cavo, esaminando decine di creature delle profondità fino a un quarto di miglio.
Kakani Katija, ingegnere e autore principale del documento, ha affermato che la nuova tecnica potrà aiutare a svelare come gli animali appiccicosi si muovono, si nutrono, procreano e si proteggono. “Ora che abbiamo un modo per visualizzare queste strutture, possiamo finalmente capire come funzionano”, ha detto.
Nell’articolo Nature, il team ha raccontato di aver diretto il nuovo dispositivo su una creatura abissale nota come larvaceo gigante. Una meraviglia della natura che può secernere strutture mucose per nutrirsi simili a palloncini larghe fino a un metro. All’interno di una grande struttura ci sono filtri più piccoli dalle dimensioni di un pugno che gli animali usano per raccogliere prede e minuscole particelle.
Usando la nuova tecnica, la dott.ssa Katija e i suoi collaboratori sono stati, per la prima volta, in grado di mappare la struttura del filtro interno del larvaceo, identificandone la forma precisa e l’esatta funzione delle sue parti. La maggiore potenza del computer ha permesso ai membri del team di trasformare la visualizzazione in un filmato che ha permesso loro di osservare il filtro e scrutarne i flussi.
Fino ad ora, nessuno scienziato ha avuto la possibilità di esaminare strutture così complicate nelle creature profonde, ha affermato la dott.ssa Katija. Tali visualizzazioni, lei e il suo team hanno scritto nel loro articolo, “possono far luce su alcune delle forme più complesse presenti in natura”.
La nuova tecnica potrebbe – almeno potenzialmente – avere un impatto enorme sulla scienza marina, perché gli oceani del mondo sono così vasti e gli abitanti delle loro profondità sono ancora così misteriosi. Gli scienziati stimano che oltre il 99 percento della biosfera del pianeta risieda negli oceani. I pescatori conoscono le sue acque superficiali, ma le profondità oceaniche sono ancora sconosciute.
Secondo i ricercatori metà delle creature del mare sono tutte da scoprire – principalmente quelle ultraterrene delle profondità. In termini di biomassa, numero di individui ed estensione geografica queste sono le più grandi entità ecologiche sulla terra. Ma al momento non sappiamo praticamente nulla di loro.
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