Andando avanti con l’età, intorno ai 60 anni si può andare incontro a un peggioramento della qualità della vita, la cui massima espressione è la demenza senile. Essa comprende aspetti sia fisici sia psichici, e le due malattie neurodegenerative più diffuse sono il morbo di Alzheimer e il Parkinson, entrambe accomunate dalla progressiva perdita di memoria, che caratterizza chi affetto da demenza.
Riguardo a questo argomento un nuovo studio condotto dalla Columbia University mostra che la possibilità di leggere o scrivere potrebbe essere un fattore nella capacità di evitare la demenza man mano che si invecchia. I risultati sono stati pubblicati mercoledì scorso nel sulla rivista Neurology.
I ricercatori hanno studiato 983 adulti di età superiore ai 65 anni che vivono nella zona di Washington Heights a New York City con quattro o meno anni di scuola.
Visitando le case dei partecipanti, gli scienziati hanno eseguito test della memoria, del linguaggio e delle capacità visive o spaziali. Durante quelle visite, hanno fatto diagnosi di demenza in base ai criteri standard ed i test hanno confermato che i partecipanti analfabeti hanno ottenuto risultati peggiori in questi test.
Nello stabilire le misure di base, coloro che non avevano mai imparato a leggere o scrivere avevano quasi tre volte più probabilità di avere la demenza rispetto a quelli che sapevano leggere.
E tra coloro che non avevano la demenza all’inizio dello studio, la sezione analfabeta della coorte aveva il doppio delle probabilità di svilupparla.
Una delle ragioni del declino del cervello, scrivono gli autori, è che coloro che non imparano a leggere hanno “una gamma inferiore di funzioni cognitive” rispetto a coloro che sono alfabetizzati.
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