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Depressione o disordine affettivo stagionale: come distinguerli?

In qualunque posto del mondo ci si trovi, l’inverno è sempre un periodo dell’anno particolare. L’irrigidimento delle temperature e tutti i disagi conseguenti sono solo una delle sfide da affrontare e benchè spesso bastino un cappotto imbottito e un cappello di lana, ci sono casi in cui il pericolo è molto più insidioso. Parliamo dei casi di depressione.

In un contesto sociale in cui ritmi frenetici e corse contro il tempo la fanno da padrone, l’attenzione alla salute mentale è diventata ormai un’esigenza di primaria importanza, tanto più quando non si è in grado di tenerla sotto controllo.

 

Campanelli d’allarme

Ma quando è che possiamo dire di trovarci di fronte ad un semplice “periodo no” oppure a qualcosa di più serio? È infatti ormai comprovata l’esistenza di una particolare condizione, detta SAD (dall’inglese “Seasonal Affective Disorder”, disordine affettivo stagionale) che tende a presentarsi soprattutto nei periodi immediatamente successivi a quelli invernali.

Il morale basso e lo sconforto che contraddistinguono questa condizione sono spesso associati a disturbi ben più seri, come ad esempio la depressione. Pur essendo un disturbo che con questa terribile patologia presenta qualche tratto in comune, in realtà le due condizioni presentano differenze sostanziali: infatti, chi soffre di SAD accusa problematiche quali aumenti di peso, sonni più lunghi, sensazione di pesantezza a gambe e braccia, tutti sintomi che non sono riconducibili a quelli tipici della depressione, che anzi presenta sintomi esattamente opposti, quali la perdita di peso e addirittura insonnia. Perciò, depressione o SAD?

 

L’importanza del trattamento medico

Un prezioso punto fermo in merito lo si deve al dottor Michael Mannesson, psichiatra, il quale non solo ha posto l’accento sulle suddette differenze tra le due situazioni, ma ha sottolineato con forza l’importanza del trattamento medico in entrambi i casi.

Infatti, la depressione e il disordine affettivo stagionale devono necessariamente essere trattate in maniera differente e soprattutto non sono disturbi da poter affrontare da soli, attraverso problematici processi di auto-diagnosi: solo il medico può distinguere l’un caso dall’altro e solo il medico può consigliare e prescrivere il relativo trattamento.

 

Auto-aiuto? Il medico è sempre la risposta migliore!

Secondo il dottor Mannesson, nei casi di SAD, un ottimo approccio iniziale può essere la meditazione e, più in generale, le pratiche olistiche, quali ad esempio lo yoga. È chiaro che rimedi del genere sono improponibili nei casi clinici di depressione.

Insomma, entrambe le condizioni vanno affrontate con la dovuta cautela, evitando di avventurarsi in rimedi fai da te e diagnosi auto-prodotte che possono portare a conseguenze spesso più problematiche del disturbo stesso, rivolgendosi ad un medico, ad un terapista, o anche solo ad un amico che sappia darci il suo supporto per affrontare sfide che a volte non possiamo affrontare da soli.

Gabriele Grieco

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