Tra tutte le cose che ci sono nello spazio e di cui poco sappiamo, una tra la più affascinanti è la materia oscura. Quella parte della materia che non vediamo ma di cui percepiamo la gravità e gli effetti sui corpi celesti.
Sono molte le cose che non sappiamo su questa parte della materia, come ad esempio da che cosa sia costituita, che aspetto hanno le particelle che la compongono, e che caratteristiche? Anche se un paio di cose le immaginiamo, potrebbero essere infatti delle particelle molto compatte e dense a comporre la materia oscura, e inoltre al momento l’urto con una di queste particelle non sembrerebbe aver ucciso nessuno.
A dimostrare questa teoria secondo cui l’urto di particelle di materia oscura non uccide, sono stati tre fisici teorici, attraverso dei calcoli teorici estremamente complessi. I tre fisici statunitensi Jagjit Singh Sidhu e Glenn Starkman della Case Western Reserve University, e Robert J. Scherrer, della Vanderbilt University hanno pubblicato, in attesa di revisione per la pubblicazione ufficiale, il loro lavoro, dal titolo Death By Dark Matter, suarXiv.
Si tratta di un esperimento teorico in cui i tre ricercatori ed il loro team, hanno simulato l’impatto di particelle di materia oscura sul corpo umano. Ma per capire di che cosa tratta esattamente lo studio bisogna spendere prima due parole sulle attuali ipotesi riguardo la sua composizione.
Ciò che sappiamo della materia oscura, è che è una componente invisibile della materia e che costituisce circa l’85% di tutta la materia dello spazio. È invisibile ed oscura perché non emette luce e questi non ci ha fino ad ora permesso di vederla e studiarla. La sua esistenza è stata solo teorizzata e dedotta dai suoi effetti gravitazionali nell’Universo, deformando ad esempio la materia visibile che possiamo osservare.
Tra le teorie maggiormente accreditate, ma non l’unica, sulla sua composizione, vi è quella delle Weakly Interacting Massive Particle (WIMP), ovvero delle particelle ipotetiche dotate di massa che interagiscono debolmente con la materia normale solo tramite la gravità e l’interazione debole.
Per questo studio invece, i tre fisici statunitensi hanno proposto una nuova ipotesi per la composizione della materia oscura. Secondo loro infatti sarebbe composta da particelle macroscopiche con una superficie di impatto (quella in cui potrebbe verificarsi un urto con la materia visibile), più grande rispetto a quella di altri candidati come le WIMP. A questo tipo di composizione della materia oscura è stato dato il nome di Macros, da macroscopico.
Lo studio è quindi un’analisi teorica della possibilità di scontro tra una particella Macros ed il corpo umano, e se questo scontro sia letale per l’uomo.
Secondo gli studi, un simile proiettile di materia oscura, porterebbe al riscaldamento dei tessuti umani colpiti, di circa 10 milioni di gradi, causando inevitabilmente una morte improvvisa. Ma questo evento non si è mai fino ad ora verificato, ed anche considerando di applicare alla materia oscura, la stessa energia che avrebbe il più piccolo dei proiettili esistenti sulla Terra, non è mai accaduto nulla di simile negli ultimi 10 anni di studi sulla materia oscura, né nel Vecchio, né nel Nuovo continente.
Grazie a questi studi i tre fisici hanno stabilito che le particelle Macros, qualora esistessero, avrebbero una massa inferiore ai 50 kg e non misurerebbero più di qualche millesimo di millimetro. Si apre quindi una nuova porta per lo studio della materia oscura, in cui il corpo umano potrebbe essere un naturale indicatore della materia oscure.
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