Come sappiamo la chemioterapia è uno dei trattamenti più efficaci per trattare le persone che hanno il cancro, ma molto spesso alcuni farmaci di questa tipologia, possono portare molti danni al cuore. Un recente studio ha sviluppato una sonda di nanoparticelle in grado di rilevare un danno cardiaco dovuto proprio alla chemioterapia. Questi esperimenti con la sonda hanno suggerito che nei topi in laboratorio il digiuno intermittente prima di effettuare la seduta da chemioterapia può ridurre i danni al nostro organo cardiaco.
Lo studio si è concentrato sull’autofagia, un processo che le cellule utilizzano per rimuovere componenti non necessari o disfunzionali. Esiste un delicato equilibrio tra gli effetti protettivi e deleteri di questo processo: livelli ridotti di autofagia sono stati implicati nelle malattie cardiovascolari e in altre condizioni; tuttavia può anche essere un meccanismo primario di morte cellulare.
Sviluppando questa nuova nanoparticella che rileva questa condizione, può consentire ai ricercatori di misurare l’attività dell’autofagia in modo non invadente nel nostro corpo. Quando gli scienziati hanno iniettato le nanoparticelle per via endovenosa in topi con cancro, hanno potuto misurare i cambiamenti nell’autofagia nel tessuto cardiaco in condizioni diverse, come dopo la chemioterapia. Ad esempio, le nanoparticelle hanno rilevato una ridotta attività autofagica nelle cellule cardiache esposte al farmaco chemioterapico doxorubicina, che può causare danni al cuore.
Tuttavia, il trattamento con statine o il digiuno prima del trattamento con doxorubicina ha consentito alle cellule cardiache degli animali di mantenere la normale attività autofagica. Oltre a recuperare il danno cardiaco e ripristinare questa condizione, è in grado di migliorare la sopravvivenza globale. È necessaria una ricerca complementare sugli esseri umani, soprattutto perché gli effetti del digiuno sull’autofagia in un tumore non sono chiari. Ovviamente non si può subito pensare che digiunando prima della chemio faccia subito effetto. Questo è qualcosa che dovrà essere ulteriormente studiato in studi clinici controllati e vigorosi. Tuttavia, lo studio fornisce importanti spunti che potrebbero influenzare l’assistenza clinica nel prossimo futuro. Inoltre, le nanoparticelle di rilevamento dell’autofagia del team potrebbero essere utilizzate per ottenere una migliore comprensione del ruolo dell’autofagia in un’ampia gamma di malattie.
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