Attraverso l’analisi del DNA di un individuo, si può predire, con una certa precisione, quale sarà la sua aspettativa di vita. Questo è quanto afferma uno studio dell’Università di Edimburgo, pubblicato su eLife. Secondo gli studiosi inglesi, nel DNA, vi sarebbero degli elementi che indicano se un individuo vivrà più o meno della media.
L’analisi specifica del nostro set genico e delle cellule, rivela che l’espressione del DNA nelle cellule cerebrali fetali e nella corteccia prefrontale dorsolaterale degli adulti, contiene delle variazioni genetiche riguardanti la durata della vita. Allo stesso modo anche i geni che riguardano la trascrizione di proteine lipidiche, quelli che regolano l’omeostasi e la funzione sinaptica.
L’invecchiamento è di sicuro qualcosa che non possiamo evitare, ed è difficile da studiare e prevedere. Oltre alle possibili cause genetiche vi sono coinvolte anche numerose cause ambientali e comportamentali.
Sono da tempo note moltissime regioni del nostro DNA che rivelano la predisposizione o meno ad alcune malattie, ma più difficile è stato individuare quali siano quelle che influenzano la durata della vita.
È proprio quello che hanno fatto i ricercatori guidati da Timmers, ovvero individuare tali regioni e ricavarne le informazioni per prevedere se l’individuo in questione avesse possibilità, buone o meno, di vivere più a lungo della media.
Per effettuare questa indagine i ricercatori hanno analizzato i dati genetici di oltre 500 milioni di persone, ottenute dai donatori della Biobank. Hanno successivamente confrontato questi dati con l’età, chiesta ai donatori, a cui sono deceduti i loro genitori.
Da questa analisi, Trimmers ed il suo team, hanno individuato 12 regioni del DNA che potrebbero influenzare la durata della vita. Di queste, sette erano già note per essere coinvolte nell’Alzheimer, nel cancro ai polmoni (correlato al fumo) e nelle malattie cardiache. Mentre cinque sono state identificate per la prima volta. Precisamente hanno rilevato che i geni che influenzano il cervello ed il cuore sono responsabili della maggior parte delle variazioni nella durata della vita.
I ricercatori hanno poi analizzato le combinazioni di variazioni genetiche legate all’aspettativa di vita per ottenere dei punteggi. In base quindi ai punteggi ottenuti si è notato che le persone che hanno ottenuto punteggi maggiori almeno del 10%, avevano un aspettativa di vita di 5 anni maggiore rispetto agli individui con punteggi più bassi.
Come ha spiegato Peter K. Joshi, coordinatore della ricerca, “se prendiamo 100 persone alla nascita, o nelle successive fasi della vita, e usiamo il nostro punteggio sulla durata della vita per dividerle in dieci gruppi, il gruppo che si classifica in alto, con punteggi quindi più alti, vivrà cinque anni in più rispetto ai gruppi in fondo alla classifica”.
Tuttavia i fattori che influenzano la durata della nostra vita non sono solo quelli legati al DNA. Nonostante questo i ricercatori sperano di riuscire ad individuare dei geni specifici correlati con la rapidità con cui si invecchia.
Il passo successivo di questa ricerca quindi sarà quello di includervi un numero maggiore di partecipanti, nella speranza di individuare altre regioni genomiche e che aiutino a comprendere meglio la biologia dell’invecchiamento.
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