Non sono passati neanche nove anni da quando la natura si è scaraventata violentemente contro la centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Il danno all’impianto ha fatto riversare nell’aria, nell’acqua e nel terreno grandi quantità di radiazioni tanto che ci sono alcune zone considerate inabitabili per l’uomo. La parte chiave è proprio questo, per l’uomo. Un recente studio che ha analizzato quelle aree si è accorta che la natura ha continuato a prosperare, tra vegetazione e animali.
Sono state fatte più di 267.000 foto di animali selvatici. L’analisi finale ha seguito la dichiarazione che attualmente ci sono più di 20 specie diverse di mammiferi di media e media-grande taglia, quindi non semplice roditori, volatili o insetti, forme di vita più complesse. Tra cinghiali, volpi, cani procioni e altri animali, la vita è tornare a prosperare incurante delle radiazioni che ammorbano l’ambiente.
Le parole del biologo James Beasley: I nostri risultati rappresentano la prima prova che numerose specie di fauna selvatica sono ora abbondanti in tutta la zona di evacuazione di Fukushima, nonostante la presenza di contaminazione radiologica. Ciò suggerisce che queste specie sono aumentate in abbondanza in seguito all’evacuazione delle persone“.
In realtà non è una novità, l’abbiamo visto anche con Chernobyl. L’intera area considerata off-limits pullula di vita, ma è una scoperta fatta molti anni dopo l’avvenimento. Questo studio ha fatto capire che con la sparizione dell’uomo la vita animale ci metto molto poco a tornare a prosperare. In sostanza, l’uomo ha un impatto maggiore sugli animali rispetto a una pericolosa esposizione a radiazioni.
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