Dal folto della foresta del Parco Nazionale di Phnom Kulen, nella provincia di Siem Rep in Cambogia, è emerso un enorme dragone mitologico, scolpito nella roccia e ora sotto la sorveglianza del Dipartimento per l’ambiente della provincia.
Questo luogo era un tempo un luogo sacro. Ai tempi dell’era di Angkor la zona era conosciuta col nome di Mahendraparvata, la montagna del Grande Indra, il signore della folgore e dio del temporale, delle piogge e della magia, la più grande divinità Deva. Fu proprio in questo luogo che ebbe luogo uno dei momenti più importanti dell’Impero Khmer, quando Jayavarman II si autoproclamò chakravartin, ovvero il Re dei Re.
In questo parco, alle pendici di Kulen, si trova il sito archeologico di Kbal Spean, un sito risalente sempre all’epoca Angkoriana. Conosciuto anche come la valle delle statue di Chup Preah o valle dei mille Linga, il sito presenta, lungo il corso del fiume una serie di sculture, tra cui lingam, simboli del dio Shiva, il cui intento sacro era all’epoca la fertilizzazione delle risaie attraverso l’acqua del fiume.
Inoltre, sempre all’interno del parco si trova anche una preziosa statua rappresentante un Buddha sdraiato alto 8 metri, scolpito in unico masso di arenaria. Ed ora a questa già ricca collezione, si aggiunge anche questo Makara, il dragone mitologico della mitologia indiana, raffigurato anche sulla bandiera Karkadhvaja. Il Makara, nella mitologia indiana era il vahana di Gaṅgā e Varuṇa e l’insegna di kama. Nella tradizione viene descritto come una creatura acquatica, spesso identificato con il coccodrillo e a volte con il delfino. Questo dragone mitologico era un motivo di decorazione ricorrente nell’arte Khmer.
La scoperta della scultura di questo dragone mitologico, sepolta tra gli alberi e le foglie, è avvenuta casualmente. Un uomo, a passeggio nel parco, l’ha infatti notata casualmente e, intuendone il valore, ha prontamente avvertito le autorità.
Al momento della statua è stata trovata soltanto la testa assieme ad altri 13 parti che ne componevano il corpo. Da una prima analisi dei resti sembrerebbe trattarsi di una statua in origine molto grande, scolpita in un blocco di arenaria nel VI sec. d.C.. Gli archeologi sono ora al lavoro per cercare le parti mancanti della statua.
Al momento dunque la zona è sotto stretta sorveglianza per evitare che il sito archeologico cada vittima di razziatori e predoni, in quanto si ritiene che tutta la zona sia ricca di altri preziosi manufatti.
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