In Bolivia è stato effettuato un importante ritrovamento che conferma le buone conoscenze, in termini di medicina naturale, che avevano gli sciamani che vivevano in quelle zone circa 1000 anni fa. Si tratta infatti della borsa di uno sciamano all’interno della quale sono stati ritrovati diversi utensili e strumenti ed una sacchetta. Questa piccola sacca trovata all’interno della borsa, è formata da tre musi di volpe cuciti assieme e contiene droghe di 1000 anni fa, sostanze psicotrope usate all’epoca come medicinali.
Oltre alla sacchetta all’interno della borsa, vi erano delle tavolette di legno per la macinazione delle piante officinali e del tabacco, due spatole in osso, una fascia intrecciata, ed una rudimentale pipa, ornata di trecce di capelli umani, usata per fumare le sostanze allucinogene.
Secondo l’antropologo Jose Capriles, si era già a conoscenza di quanto le sostanze psicotrope fossero importanti nei rituali religiosi e spirituali delle società delle Ande centro-meridionali, ma con questa scoperta si è potuta scoprire la grande varietà di composti utilizzati e le loro possibili combinazioni. Capriles ha infatti dichiarato che “si tratta del più alto numero di sostanze psicoattive mai trovate in un singolo complesso archeologico del Sud America”.
La conoscenza e la comprensione di quali fossero lo sostanze, di origine vegetale, utilizzate dagli antichi per alterare la percezione, può dirci molto sulla cultura e sulla conoscenza degli uomini dell’epoca. Possiamo infatti conoscere quali siano le piante e le sostanze vegetali culturalmente importanti nella società dell’epoca.
Durante gli scavi nella valle del fiume Sora in Bolivia, gli archeologi, che vi hanno lavorato nel 2008 e nel 2010, non erano prettamente alla ricerca di tali sostanze, ma di prove concrete di insediamenti umani nella zona. In questi luoghi in una grotta conosciuta col nome di Cueva del Chileno, gli archeologi hanno ritrovato la borsa di cuoio contenente le droghe di 1000 anni fa. La datazione dei reperti è stata eseguita con il radiocarbonio.
Le droghe vegetali presenti all’interno della sacchetta di musi di volpe, sono state analizzate prelevandone dei piccoli campioni utilizzati per eseguire la cromatografia liquida e la spettrometria di massa. Con queste analisi i ricercatori hanno potuto individuare di che tipo di sostanze si trattasse. Sembra che all’interno della sacchetta vi siano state forse cinque o quattro piante diverse, ma con certezza ne sono state individuate tre.
All’interno della borsa i ricercatori hanno individuato tracce di bufotenina, dimetiltriptamina, armine, cocaina e benzoilecgonina (un prodotto di degradazione della cocaina). Queste sostanze suggeriscono la presenza di almeno tre piante che contengono questi composti. Alcune di queste sostanze sono state indicate dai ricercatori come composti del famoso tè sciamanico noto con il nome di ayahuasca. Una scoperta davvero imposrtante visto che attualmente non si sa per quanto tempo e dove si sia diffuso l’utilizzo di questa bevanda.
Dai reperti trovati nella borsa, possiamo dedurre che gli abitanti del luogo conosceva già l’utilizzo di queste droghe 1000 anni fa, anche se non possiamo sapere come siano state lavorate le piante. Inoltre appare chiaro che si trattasse della borsa di uno sciamano, una figura ritenuta depositaria dell’utilizzo e della preparazione di queste droghe, che usava per raggiungere la condizione di trance necessaria per comunicare con gli spiriti.
Inoltre l’archeologa Melanie Miller, dell’Università di Otago, ha dichiarato che “nessuno dei composti psicoattivi trovati, proviene da piante che crescono in questa zona delle Ande, indicando la presenza di reti di scambio elaborate o il movimento di questo individuo in ambienti diversi per procurarsi queste piante speciali”.
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