Sin dalla prima rivoluzione industriale l’agricoltura è stato il primo settore di produzione economica a subire modifiche. Dal 1770 al 1850 in Inghilterra i contadini migrarono dalle campagne alle città dove si prospettava più lavoro, più guadagni, migliori condizioni di vita. Nascono così le prime fabbriche dove si ricorda prevalentemente la macchina a vapore di Watt. Se la fabbrica vedeva finalmente la sua nascita e una successiva crescita esponenziale, i campi avevano una perdita notevole economica e di forza lavoro.
Col passare dei secoli si è trovato il modo di adattare anche il settore primario al progresso, i campi non erano più arati da buoi ma da trattori, ottenendo anche un terreno più coltivabile e guadagnare tempo.
Una nuova ricerca svolta in Arabia Saudita in collaborazione con un gruppo di ricerca statunitense con l’obiettivo di evitare l’uso di pesticidi dannosi alle piante, agli animali e anche a noi umani. L’alternativa alle sostanze chimiche di coltura sarebbe il posizionamento di opportuni sensori sulle foglie.
I sensori 3D hanno un campo percettivo di 360° e sono stati studiati inizialmente per il fiore dente di leone e i semi dell’acero. Il posizionamento è avvenuto rendendo i sensori pari ai droni e poi incastonati nelle foglie delle piante. Lì captano lo stato della pianta, la sua crescita e il microclima attorno e poi trasmessi via Bluetooth. Per creare un minore danneggiamento visivo i sensori hanno forma di farfalla e sono realizzati con materiali biodegradabili, non danneggiando la pianta.
Come dichiarato da un professore di ingegneria elettrica dell’Università araba King Abdullah, il progetto sarà fondamentale per le fattorie dei Paesi più sviluppati. Il gruppo di ricerca prova a ridurre anche le complessità progettuali e i costi di progetto in modo da riuscire a venderlo meglio e aiutare l’ambiente e la salute.
Tramite l’uso di appositi robot, un’intelligenza artificiale elaborerà i dati inviati via Bluetooth e una volta ricevuti sapranno come farne uso per migliorare la coltivazione. Niente più fertilizzanti sparsi in maniera inappropriata.
Per un ridotto impatto ambientale i sensori sono progettati in modo da aumentare la durata della batteria ed evitare gli sprechi. I sensori possono inoltre arrivare ad essere posizionati fino a 15 metri in modo da poter essere usati per diversi tipi di colture.
Il progetto ancora in via di sviluppo ma già brevettato è disponibile online con tutti i dettagli tecnici.
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