Un astronauta che sbarcò sulla Luna nel 1972 ha rivelato che gli umani potrebbero essere allergici alla polvere sulla superficie lunare. Harrison “Jack” Schmitt, 83 anni, ha studiato geologia prima di partire per il nostro satellite durante la missione Apollo 17 e ha trascorso ore a raccogliere e studiare le particelle fini della superficie.
Ha raccontato ad una conferenza presso lo Starmus Space Festival di Zurigo che quando ha rimosso il suo equipaggiamento protettivo e ha affrontato direttamente la polvere, ha subito una reazione istantanea. Schmitt sostiene che le missioni future dovranno proteggere gli esseri umani dalla polvere corrosiva se vogliamo colonizzare la Luna.
“La prima volta che ho sentito l’odore della polvere ho avuto una reazione allergica, l’interno del mio naso si è gonfiato, lo si poteva sentire dalla mia voce“, ha detto Schmitt. “A me andò molto bene, tant’è che la quarta volta che inalai la polvere lunare non me ne accorsi neppure“. Il signor Schmitt ha dichiarato: “Un chirurgo di volo, dopo essere scesi dal modulo, ebbe una tale reazione che dovette interrompere tutto ciò che stava facendo“.
“Il mio suggerimento è di non lasciare mai esposti alla polvere lunare gli astronauti, anche se ora ci sono diverse soluzioni ingegneristiche per tenere fuori la polvere fuori dalla cabina, rispetto a quando ho viaggiato io. Credo sarà principalmente un problema di ingegneria“, conclude Schmitt. La polvere lunare è notoriamente corrosiva e può attraversare molti strati del kevlar che costituisce gli stivali degli astronauti. La mancanza di un’atmosfera o di un vento sulla Luna implica che le particelle non vengono logorate e levigate con il tempo, come accade sulla Terra.
Invece, queste particelle restano nella loro forma originale e si comportano come carta vetrata quando si conficcano nelle fessure delle tute spaziali. Uno studio precedente ha anche scoperto che esse potrebbero avere legami con il cancro ai polmoni. “La polvere lunare rappresenta uno dei molti pericoli che gli esseri umani dovranno affrontare nel condurre missioni sulla sua superficie“, hanno affermato i ricercatori della Stony Brook University in uno studio dello scorso anno.
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