I ricercatori dell’Università di Buffalo stanno lavorando ad un progetto molto interessante, che impiegherebbe un particolare velivolo per esplorare i cieli di Venere, incluso il suo lato nascosto. Si chiama BREEZE o, come colloquialmente chiamato dagli ingegneri che ci hanno lavorato, Ray; il nome è infatti ispirato alla pastinaca di mare, animale marino di cui il mezzo replica le forme, essendo dotato di due grosse ali molto simili alle pinne di questi animali.
Questa particolare sonda batte le ali durante il volo, mantenendosi ad altitudini che si avvicinano ai 50 chilometri. Dotato di una serie di strumenti all’avanguardia e in grado di sfruttare i potenti venti del pianeta per tenersi in volo, BREEZE dovrebbe essere in grado di rilevare e resistere ai gas atmosferici e di scansionare l’attività vulcanica del pianeta. O almeno è questa la visione che ha ispirato i ricercatori del Crashworthiness for Aerospace Structures and Hybrids (CRASH) Laboratory.
BREEZE è una delle 18 proposte prese in considerazione dalla NASA nell’ambito del suo programma IAC (Innovative Advanced Concepts), di cui solo sei sono risultati idonei agli scopi dell’agenzia spaziale statunitense. La NASA aveva infatti finanziato il CRASH Laboratory con un premio iniziale di 125.000 dollari all’inizio di quest’anno, per sviluppare ulteriormente la sua intrigante idea. Il percorso di nove mesi di lavoro intrapreso dai ricercatori potrebbe significare il passaggio alla fase II del progetto e garantire ulteriori finanziamenti da parte della NASA.
Un aereo in grado di studiare Venere è infatti un progetto a cui la NASA tiene molto. Progettare un rover sembra impossibile, dato che le temperature superficiali del pianeta possono superare i 470 gradi. Inoltre, alcuni degli elementi più interessanti per gli studiosi si trovano proprio nell’atmosfera del pianeta, tra cui un’enorme struttura gassosa a forma di arco che si estende per circa 10.000 chilometri.
“Poiché BREEZE include dei componenti gonfiabili, potrebbe essere imballato all’interno di un modulo spaziale più grande, per poi essere sganciato direttamente nell’atmosfera di Venere“. Lo afferma Javid Bayandor, direttore del CRASH Lab e professore di ingegneria meccanica e aerospaziale presso la School of Engineering and Applied Sciences. “Un sistema di tensione dei cavi consentirebbe un livello maggiore di controllo sul mezzo e garantire spinta, stabilità e galleggiamento dell’aeromobile“, continua Bayandor.
“Il rivoluzionario velivolo è stato pensato per il campionamento del materiale atmosferico del pianeta, oltre i 50 chilometri di altitudine“, ha detto Bayandor, “ma il sistema campionerà anche a quote più basse verso la fine della sua missione“. Il team del CRASH Lab prevede inoltre che più unità BREEZE possano essere impiegate simultaneamente per creare una sorta di rete di ricerca, estendendo il loro campo d’azione e raccogliere dati aggiuntivi per gli studi successivi.
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