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Ecco come l’IA ci classifica in base ad un nostro selfie

L’intelligenza artificiale moderna è spesso lodata per la sua crescente raffinatezza, ma soprattutto in termini di sventura. Se all’estremità apocalittica dello spettro, la rivoluzione dell’IA automatizzerà milioni di posti di lavoro, eliminerà la barriera tra realtà e artificio e, alla fine, forzerà l’umanità sull’orlo dell’estinzione. Lungo la strada, forse otteniamo dei maggiordomi robot, forse infilati in baccelli embrionali e raccolti per produrre energia. Chi lo sa

Ma è facile dimenticare che la maggior parte dell’intelligenza artificiale in questo momento è terribilmente stupida e utile solo in domini ristretti e di nicchia per i quali il suo software di base è stato appositamente addestrato, come giocare a un antico gioco da tavolo cinese o tradurre il testo in una lingua in un’altra.

Chiedi al tuo robot di riconoscimento standard di fare qualcosa di nuovo, come analizzare ed etichettare una fotografia usando solo le sue conoscenze acquisite e ottenere alcuni risultati comicamente insensati. Sii divertente dietro ImageNet Roulette, un elegante strumento web creato come parte di una mostra d’arte in corso sulla storia dei sistemi di riconoscimento delle immagini.

 

L’IA ci classifica utilizzando un nostro selfie

Come spiegato dall’artista e ricercatrice Trevor Paglen, che ha creato la mostra Training Humans con la ricercatrice di intelligenza artificiale Kate Crawford, il punto non è quello di esprimere un giudizio sull’intelligenza artificiale, ma di impegnarsi con la sua forma attuale e la sua complicata storia accademica e commerciale, tanto grottesca quanto potrebbe essere.

“Quando abbiamo iniziato a concettualizzare questa mostra oltre due anni fa, volevamo raccontare una storia sulla storia delle immagini utilizzate per ‘riconoscere’ gli umani nella visione artificiale e nei sistemi di intelligenza artificiale. Non eravamo interessati né alla versione pubblicizzata e di marketing dell’IA né ai racconti sui futuri distopici dei robot ”, ha detto Crawford al museo della Fondazione Prada a Milano, dove è presente Training Humans. “Volevamo interagire con la materialità dell’IA e prendere sul serio quelle immagini quotidiane come parte di una cultura visiva macchinica in rapida evoluzione. Ciò ci ha richiesto di aprire le scatole nere e vedere come funzionano attualmente questi “motori della visione”.

Merita una ricerca degna e un progetto affascinante, anche se ImageNet Roulette ne rappresenta il lato più sciocco. Soprattutto perché ImageNet, un noto set di dati di formazione su cui i ricercatori dell’IA hanno fatto affidamento nell’ultimo decennio, è generalmente in grado di riconoscere le persone. Principalmente un set di riconoscimento degli oggetti, ma ha una categoria per “Persone” che contiene migliaia di sottocategorie, ognuna delle quali cerca valorosamente di aiutare il software a svolgere il compito apparentemente impossibile di classificare un essere umano.

Francesco Borea

Studente universitario Appassionato di tecnologia

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