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Ecco come potrebbero essere le tute spaziali di nuova generazione

Per il v, il web è stato letteralmente costellato da foto di Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins nelle loro tute spaziali. Ma come saranno le tute degli astronauti che raggiungeranno la Luna nelle prossime missioni e la nostra prossima grande frontiera, Marte? Prima di tutto, è bene chiamare questi particolari indumenti col loro nome: si chiamano “unità di mobilità extraveicolari“, abbreviato in EMU.

A differenza di Apollo, dove siamo rimasti per un massimo di tre giorni, avremo bisogno di tute molto robuste“, dice Shane Jacobs, capo progettista della tuta spaziale per la David Clark Company. “Questi indumenti dovranno essere affidabili e curati con la massima cura, dal momento che saranno utilizzati per molte attività, dalla durata di diverse ora ciascuna“. Ecco uno sguardo al prossimo EMU.

 

Tute spaziali: un vero e proprio trionfo di alta tecnologia

I nuovi caschi saranno allungati, più stretti tra le spalle e più lunghi davanti e dietro. Ciò offre agli utenti un campo visivo più ampio, in particolare del terreno, e fa spazio ai dispositivi di comunicazione montati. Inoltre, nessun “cappuccio alla Snoopy” indossato sulla testa all’interno del casco. Due coni rovesciati incorporati nello scudo tappano il naso in modo che gli utenti possano soffiare forte per equalizzare la pressione delle orecchie. Piccola curiosità: in questo modo sarà possibile per gli astronauti addirittura grattarsi il naso, ove colti da improvvisi pruriti.

I guanti dovranno essere sottili ed ergonomici. “Se un essere umano non può svolgere i compiti cui è preposto, si elimina una delle ragioni principali per cui stiamo mandando l’uomo nello spazio“, dice Jacobs. Ma devono anche essere duraturi, per proteggersi da temperature estreme e “docce” di micro-meteoriti. Alcune parti interne potrebbero essere adattate alle mani di un astronauta usando una stampante 3D.

 

Davvero nessun aspetto sarà lasciato al caso per le nuove uniformi

Gli zaini ospiteranno il sistema di supporto vitale e conterranno ossigeno e una pompa per far circolare il liquido refrigerante attraverso il sistema di raffreddamento delle tute spaziali. Essendo posizionato più in basso sulla schiena degli astronauti, garantirà un baricentro più basso rispetto a quelli usati per le missioni Apollo, che hanno spesso causato la caduta degli astronauti, afferma Pablo de León, direttore del Human Spaceflight Laboratory presso l’Università del Nord Dakota.

Ogni granello di polvere lunare e roccia è abrasivo. Quindi, per gli strati esterni della tuta, i tessuti robusti verranno infusi con rivestimenti resistenti per proteggere l’indumento. I ricercatori stanno anche escogitando modi per affrontare le vaste oscillazioni della temperatura sulla superficie lunare. Una soluzione prevede strati di Mylar e aerogel alluminati per ridurre il trasferimento termico sul tessuto.

Nello Giuliano

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