Un gruppo di scienziati inglesi è riuscito nella strabiliante impresa di ricreare il suono della voce di una mummia vissuta in Egitto circa 3000 anni fa. Per riuscirci si sono serviti di un ingegnoso sistema che ci permette ora di sentire come suonava la voce di un antico egizio e come avrebbe pronunciato le stesse parole che avremmo potuto ascoltare da un Faraone.
La mummia, a cui hanno dato voce i ricercatori dell’Università Royal Holloway di Londra e dell’Univeristà di York, è quella del sacerdote Nesyamun. Grazie al suo sarcofago infatti sappiamo che Nesyamun era un sacerdote che officiava i suoi riti nell’Antico Egitto.
I ricercatori hanno ottenuto, grazie all’uso di radiografie, stampa 3D e una laringe elettronica un singolo suono, che non per ora non è ancora sufficiente per sintetizzare una parola o una frase.
Per ottenere questo suono i ricercatori hanno ricreato un immagine in 3D del tratto vocale della mummia partendo dai suoi resti. Sono partiti dall’analisi della struttura dell’apparato fonatorio. Da questa hanno dedotto le caratteristiche del tratto vocale della mummia utilizzato la tomografia assiale computerizzata (ovvero la TAC) per verificare lo stato di conservazione della laringe e della gola del sacerdote egiziano Nesyamun.
Sulla base di queste misurazioni, i ricercatori inglesi hanno creato un tratto vocale con una stampante in 3D che hanno poi utilizzato con una laringe artificiale per riprodurre con un computer un singolo suono, che assomiglia ad una “e”.
Come ha infatti spiegato David Howard, autore principale dello studio, “le dimensioni precise del tratto vocale di un individuo producono un suono unico. Stabilendo dunque le dimensioni di un tratto vocale, i suoni possono essere sintetizzati utilizzando un tratto vocale stampato in 3D assieme ad una laringe elettronica. Perché ciò sia fattibile, i tessuti molli devono essere ragionevolmente intatti“.
Ma non è questo il caso del sacerdote dell’Antico Egitto. Alcune parti molle come la lingua ed alcune articolazioni, erano infatti ormai totalmente decomposte. Senza queste parti e con una scarsa conoscenza della fonetica dell’Antico Egitto, non è stato infatti possibile per i ricercatori, riprodurre il suono esatto di un’intera parola.
Secondo i ricercatori, questo studio potrebbe avere notevoli implicazioni, soprattutto nel modo in cui la storia può essere presentata al pubblico. Magari facendola raccontare da una voce reale dell’epoca. “Possiamo dare l’opportunità di ascoltare il tratto vocale di un individuo vissuto millenni prima di noi”.
È interessante sapere che non è il primo lavoro di questo tipo. Già nel 2016 alcuni ricercatori ricostruirono quello che poteva essere il suono della voce di un nostro antico antenato, la mummia Ötzi. La differenza sostanziale nei due studi è che, nel caso di Ötzi, per ricostruire il tratto orale della mummia, fu usata la risonanza magnetica.
Il recettore NMDA è un canale ionico attivato dal glutammato e dalla glicina o D-serina, che funzionano come co-agonisti. Per…
Tradizionalmente, il colesterolo è stato considerato un parametro statico, valutato in un momento specifico per determinare il rischio cardiovascolare. Tuttavia,…
Il Black Friday si avvicina e Amazon ha deciso già di sfoderare l'artiglieria pesante. In queste ore, l'e-commerce ha lanciato…
L'esaurimento mentale, noto anche come burnout o affaticamento mentale, è una condizione psicologica caratterizzata da un intenso stato di stanchezza…
L’Amorphophallus titanum, noto come "fiore cadavere," è famoso per la sua fioritura rara e per il pungente odore di carne…
La fragilità, definita come una condizione caratterizzata da una ridotta riserva fisiologica e un maggiore rischio per lo stress, è…