Foto di Mylon Ollila su Unsplash
Tre anni fa in Africa c’è stata una repentina strage di elefanti. Nel giro di poche settimane sono stati trovati 35 esemplari morti di Loxodonta africana e finora si è cercata una risposta un po’ ovunque. Quello che si è escluso un po’ fin da subito è stato il bracconaggio per la mancanza delle ferite tipiche di questa pratica. L’indiziato principale è stata l’antrace così come una malattia batterica, ma anche queste non era la risposta giusta in quanto è arrivata soltanto ora.
La strage di elefanti è stata causata da un batterio specifico della famiglia Pasteurella e del ceppo Bisgaard taxon 45. Quando si parla di morti di animali selvatici, ma non è esattamente legato alla moria di pachidermi. La risposta è arrivata studiando campioni di sangue e di tessuto che hanno rivelato colonie batteriche di questo tipo.
Le parole degli esperti: “La setticemia batterica si aggiunge a un elenco crescente di minacce legate alle malattie per la conservazione degli elefanti, tra cui la tubercolosi, l’antrace e l’avvelenamento doloso. Una simile spiegazione multifattoriale potrebbe essere alla base dell’evento di mortalità in Botswana, dove gli elefanti hanno sperimentato lo stress dovuto al bracconaggio negli anni precedenti così come un 2019 secco. Trovare la setticemia come causa di mortalità improvvisa in questo caso offre ai veterinari e agli ambientalisti della fauna selvatica una nuova e importante diagnosi differenziale da considerare in futuro.”
Da un lato potrebbe trattarsi di una pessima notizia in quanto, come detto, questo batterio non è conosciuto per fare questo tipo di danni negli elefanti. Quando si parla di altri animali però la situazione è ben diversa visto che nel 2015 nel solo Kazakistan ha ucciso 200.000 antilopi.
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