La ricerca di fonti di energia rinnovabile porta gli scienziati a immaginare soluzioni fantascientifiche, oltre ai banali impianti fotovoltaici o alle pale eoliche. Un esempio particolare è quello della compagnia Quaise che ha in mente di replicare un progetto sovietico, ma con un obiettivo finale diverso. Vogliono dare vita al buco più grande del mondo per sfruttarlo come fonte energetica.
Per certi versi l’idea non è nulla di nuovo, ovvero l’energia geotermica che tra le rinnovabili sembra proprio quella dimenticata nonostante sia di fatto ampiamente utilizzata con efficienza. L’idea non è nient’altro che raggiungere un punto di profondità tale da sfruttare l’energia prodotta all’interno del nostro paese. Il punto difficile è quello di raggiungere un punto sfruttabile visto che come l’attuale buco più profondo del mondo ha dimostrato, le condizioni sono estreme.
I problemi sono sostanzialmente due, ovvero avere degli strumenti adatti a distruggere pietre particolarmente resistenti. Gli strumenti devono anche essere in grado di resistere a temperature oltre i 180 gradi Celsius fino ai 500, aspetto che ha fermato i precedenti progetti di raggiungere il punto più profondo del nostro pianeta. Successivamente bisognerebbe anche portare in superficie il materiale scavato, cosa che ovviamente diventa sempre più difficile più si scende.
Quaise non è un compagnia finta che ha cercato di prendere soldi da investitori per poi sparire, ma si basa sulle ricerche del MIT, nello specifiche nel reparto Plasma Science and Fusion Center. Il principio è sfruttare le radiazioni elettromagnetiche millimetriche per arrivare al punto previsto. Per la produzione di energia invece si pomperebbe l’acqua in profondità dove verrebbe creato vapore allo stato supercritico.
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