Quando Trump ha fatto uscire gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi tutti si sono scagliati contro tale atto, giustamente visto l’importanza di cercare di imporre un’inversione di marcia ai cambiamenti climatici. Detto questo però lo stesso paese lo scorso aprile ha raggiunto un punto notevole, ma di cui non se n’è discusso affatto. Per la prima volta le fonti energetiche rinnovabili hanno superato la produzione di energia rispetto a quella prodotta dal consumo di carbone. Certo, la strada è ancora lunga, ma lo sfruttamento di queste fonti sta prendendo il versione giusto anche sul suolo statunitense.
Il rapporto mensile rilasciato dall’Energy Information Administration ha messo in luce il fatto che le principali fonti rinnovabili, ovvero l’eolica, la solare e l’idroelettrica hanno prodotto il 23% dell’energia nel mese di aprile mentre il carbone è arrivato al 20%; la differenza non è molta, 8,5 milioni di megawattora, e all’appello mancano comunque il 57%, ma è un inizio. Il consumo di carbone ha registrato il livello più basso dell’ultimo decennio.
Merito di questo parziale successo c’è il fatto che il costo relativo alla messa in orbita delle energie rinnovabili si è abbassato di molto. L’efficienza, d’altro canto, ha visto un miglioramento molto blando, ma i presupposti per un’inversione di rotta sono concreti. Detto questo c’è da vedere se è stata una causalità dovuto ad un minor consumo in quel mese unito ad una maggiore produzione dovuta ai forti eventi e quindi ad una sovrapproduzione eolica. Sarà interessante vedere come nel futuro gli Stati Uniti risponderanno ai cambiamenti climatici.
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