Un esperimento in cui 36 persone sono state dotate di un terzo pollice robotico ha dimostrato la sorprendente capacità del cervello di adattarsi e sfruttare una parte del corpo completamente nuova, in modi che i ricercatori stanno ancora cercando di capire. Il curioso esperimento, dal titolo The Third Thumb, è partito da un premiato progetto di laurea al Royal College of Art di Londra, in Inghilterra, e ha lo scopo di riformulare la concezione tradizionale delle protesi.
Dani Clode, designer del Third Thumb, spiega che il progetto è iniziato come un modo per capire meglio la sensazione prodotta dal dover controllare un oggetto esterno attaccato al corpo e aggiunge che, come designer di braccia protesiche, voleva comprendere il rapporto esclusivo tra una persona e una protesi, un rapporto completamente diverso da quello che normalmente si ha con qualsiasi altro prodotto. Infatti, il Third Thumb rappresenta un aumento delle capacità del corpo umano invece che una mera sostituzione o ripristino della funzionalità umana normale. Si tratta di un concetto molto transumanista, ma gli scienziati non sanno effettivamente se il cervello umano sia in grado di sostenere in modo significativo una parte del corpo aggiuntiva o quali siano le conseguenze a lungo termine dell’ulteriore carico cognitivo.
Tamar Making, docente di Neuroscienze cognitive alla University College London e direttore del Plasticity Lab, chiarisce che queste complesse domande richiedono la collaborazione di esperti di diversi campi. Il professore aggiunge che nello studio, che appare sulla rivista Science Robotics, i ricercatori hanno utilizzato l’intelligente progetto del Third Thumb per scoprire i modi in cui il cervello umano può supportare una parte del corpo aggiuntiva e come la tecnologia aumentativa potrebbe avere un impatto sul nostro cervello. Le risposte sono importanti, poiché un pollice in più potrebbe portare diversi benefici. Ad esempio, potrebbe aiutare ad eseguire compiti ripetitivi, difficili e fisicamente impegnativi, ed essere di aiuto alle persone che hanno perso permanentemente o temporaneamente l’uso di una mano.
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