Circa ogni 40 secondi nel mondo qualcuno ha un attacco di cuore, che ammonta a 805.000 infarti all’anno. Ovviamente questa statistica è applicata esclusivamente agli esseri umani. Tuttavia se applicassimo ciò agli altri animali cosa succederebbe? Anche loro potrebbero soffrire di questo sintomo cosi doloroso e addirittura mortale?
Per la maggior parte delle specie questo non avviene neanche ai nostri più vicini cugini, come gli scimpanzé. Le specie non umane potrebbero avere altre patologie relative al cuore, ma non di certo un attacco di cuore.
Un attacco di cuore si verifica quando un vaso sanguigno che distribuisce sangue ossigenato al cuore viene bloccato e un pezzo di tessuto cardiaco muore per mancanza di ossigeno. Quando un pezzo dell’organo muore non riesce ne a contrarsi e ne inviare quella scossa elettrica che permette al cuore di contrarsi. Ciò può causare l’arresto del cuore, portando alla morte a meno che non venga eseguito un intervento, come la RCP.
Come sappiamo i cuori dei diversi mammiferi sono tra di loro molto simili e quindi potrebbero tutti essere predisposti ad avere un attacco di cuore. Sebbene come appena detto questo possa accadere, nei fatti questo non avviene. Ad esempio raramente nei cani può presentarsi questa situazione. Nemmeno gli scimpanzé in cattività, che non solo sono strettamente imparentati con gli esseri umani, ma condividono anche fattori di rischio simili per le malattie cardiache, come l’inattività fisica e i livelli di colesterolo alto, hanno attacchi di cuore.
Anche nei roditori o nei conigli che sono inclini all’aterosclerosi non si sono mai verificati questi sintomi. Da questo sorge una domanda alquanto insistente: perché ciò avviene agli esseri umani? Si potrebbe pensare che ciò dipenda dal nostro comportamento sedentario e la cattiva alimentazione. Tuttavia uno dei fattori principali è l’aterosclerosi poiché porta a molte malattie cardiache.
Il 15% degli attacchi di cuore per la prima volta si verifica in persone senza fattori di rischio cardiaco. Piuttosto, gli esseri umani possono essere particolarmente inclini agli attacchi di cuore a causa di una mutazione che è unica per gli esseri umani. Questa mutazione impedisce di produrre una particolare molecola di zucchero, chiamata Neu5Gc. Proprio negli esseri umani ciò inattiva un gene responsabile proprio di questo zucchero. Questa mutazione potrebbe spiegare perché gli esseri umani sono inclini all’aterosclerosi e agli attacchi di cuore mentre altri mammiferi non lo sono.
Nonostante i rapporti dimostrino che questi attacchi non avvengano negli animali, la verità è che non ci sono abbastanza studi riguardo ciò. In base alla struttura del cuore, i ricercatori possono fare previsioni su quali vertebrati hanno maggiori probabilità di avere attacchi di cuore. I cuori dei mammiferi e degli uccelli hanno una sola fonte di ossigeno, le arterie coronarie.
Questi si ramificano in arterie e capillari più piccoli, dove le cellule raccolgono l’ossigeno e scaricano l’anidride carbonica. Nel cuore dei mammiferi, l’unico modo per far arrivare il sangue e l’ossigeno ovunque all’interno del cuore è attraverso i vasi. Poiché i vertebrati dal cuore spugnoso hanno una fonte di riserva di ossigeno e uccelli e mammiferi no, i ricercatori ritengono che i primi abbiano molte meno probabilità di avere attacchi di cuore.
Foto di Ignacio DG da Pixabay
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