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Facebook: la censura affidata all’intelligenza artificiale e l’assistenza non pervenuta

Probabilmente, l’onnipotenza da social network sta offuscando il cervello ai diretti interessati. Applicare la censura è una mossa sacrosanta, affidarla all’intelligenza artificiale non è però una mossa astuta. Soprattutto se poi, un’anima pensante non risponde nemmeno a pagarla oro e a forza di suppliche.

Quindi succede che, da un giorno all’altro, il vostro account Facebook potrebbe essere esposto all’occhio non troppo critico di risposte automatiche e alla minaccia di future restrizioni se non si applicano le regole richieste.

Tutto molto bello, anzi bellissimo. Fino a quando non tocca a voi, e per un errore macroscopico. Sappiate, infatti, che sul social vige un codice etico da seguire: ovviamente non si possono diffondere immagini o video che inneggiano la violenza, con contenuti sessualmente espliciti, che in qualche modo siano discriminanti della religione e della razza di ognuno, e molto altro. C’è anche un copyright, espresso da qualche parte, ma a discrezione di chi, a suo piacimento, si alza al mattino, e dopo centinaia di condivisioni, decide che tu hai violato la regola aurea del “ciò che è mio, è mio”.

Diciamo che in linea di massima tutto è molto apprezzabile. Ma Facebook non dispone, ahinoi, di un’assistenza idonea al numero esorbitante dei suoi iscritti. Anzi, diciamo anche che non ne dispone affatto e, spesso, trincerandosi dietro questioni come “molte persone e organizzazioni in tutto il mondo sono state interessate dalla pandemia di coronavirus (COVID-19). Anche Facebook ne ha risentito. Disponiamo di un numero inferiore di persone addette al controllo dei contenuti. Per questo motivo, al momento non siamo in grado di controllare i contenuti più di una volta.”

E no, non c’è alcuna comprensione che tenga.

 

La regola del 3

Sappiate che, alla terza violazione senza alcuna possibilità di contradditorio, il vostro account “potrebbe subire restrizioni“. Non è dato sapere per quanto e di quale entità. Se si contatta l’assistenza, al 38esimo tentativo, riceverete quella risposta automatica.

Ora: vada per l’applicazione delle regole. Ma in ogni settore della vita ci è dovuta la possibilità di difenderci e discriminare l’errore. Accettare incondizionatamente non è democratico, anzi. E’ l’antitesi di quel che si vuole tutelare: la libertà.

Però, c’è un però:

No, questa non è l’azione che chiediamo. Perchè cliccando sopra il tastino invogliante per cercar di porre rimedio, si apprende che il Comitato per il controllo, essendo esterno a Facebook, non ha l’autorità di rivedere l’azione/decisione presa da Facebook stesso. E’ solo un modo per migliorarlo! Insomma, state aiutando chi vi vorrebbe fuori.

 

Cosa fare, dunque?

Effettivamente, questa domanda giace senza risposta. Qualsiasi sia la vostra violazione, sappiate che l’assistenza non vi assiste. Anche la pagina ufficiale del social network è data in pasto a centinaia di commenti di richiesta di soluzione di problemi di vario tipo. Qualcuno risponde, ma un’unica risposta che vi rimanda alla pagina dove potrete trovare spiegazioni, ma non la soluzione. Si viene immersi in un loop esponenziale che, come un buco nero, vi scaglia nel fondo, tra i “cattivi”.

Non è democratico non lasciare alle persone la possibilità di contradditorio. Se si applicano delle regole, ci devono essere dei garanti, dei moderatori umani che discriminino ciò che è consentito da quel che è in modo sacrosanto considerabile spazzatura. E su Facebook ce n’è davvero tanta!

Federica Vitale

Ho studiato Shakespeare all'Università e mi ritrovo a scrivere di tecnologia, smartphone, robot e accessori hi-tech da anni! La SEO? Per me è maschile, ma la rispetto ugualmente. Quando si suol dire "Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere" (Amleto, l'atto indovinatelo voi!)

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