Tra moglie e marito non metterci il sito. Come Facebook, dove la possibilità di conoscere tante nuove persone è sempre forte. Che finiscono per indurci in tentazione rispetto a quella che è la nostra vita sentimentale.
Così come è forte la tentazione di entrare nel profilo del proprio partner o della propria partner per controllarla e verificare se ci tradisce o meno. Ovviamente, il tutto a sua insaputa.
Tuttavia, arriva una sentenza della Cassazione che pone la parola fine a questa abitudine. Affermando che non si può fare.
Con sentenza n. 2905, la Corte di Cassazione ha stabilito che la pratica di entrare nel profilo del partner o della partner a sua insaputa, il tutto per controllarlo, sia vietato.
La Cassazione rileva che un comportamento del genere configura il reato di accesso abusivo nella privacy indipendentemente dal fatto che le credenziali siano state ottenute lecitamente o meno.
Per questo la Suprema Corte – con il verdetto 2905 – ha condannato un marito che era entrato nel profilo Facebook della moglie grazie al nome utente ed alla password utilizzata da quest’ultima, a lui noti da prima che la loro relazione si incrinasse.
Aveva così potuto fotografare una chat intrattenuta con un altro uomo e poi cambiare la password, così da impedire alla moglie di accedere al social network.
Dinanzi alla contestazione dell’ormai ex marito, la Cassazione rileva altresì che
“la circostanza che lui fosse a conoscenza delle chiavi di accesso della moglie al sistema informatico, quand’anche fosse stata lei a renderle note e a fornire così in passato una implicita autorizzazione all’accesso, non escluderebbe comunque il carattere abusivo degli accessi”.
I supremi giudici hanno dunque ritenuto inammissibile il ricorso della difesa dell’imputato. Condannandolo pure a pagare 2mila euro alla Cassa delle ammende. Nonché quasi 3mila euro per la difesa della ex moglie costituitasi nel frattempo parte civile.
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