Gli scienziati hanno trovato un modo per impedire alle falene cannibali di mangiare egoisticamente i loro simili: basta lasciare loro lo spazio sufficiente per conoscersi. La falena del cibo (Plodia interpunctella) è di solito un essere vegetariano vorace, che nello stadio di giovane bruco si nutre di farine, cereali, riso e altri alimenti confezionati. Tuttavia, se il nutrimento scarseggia o se ci sono troppe falene nella covata, queste larve possono ribellarsi l’una contro l’altra, nutrendosi sia dei propri stessi consanguinei, sia di larve estranee.
Questo è un comportamento di sopravvivenza brutale, ma una nuova ricerca, apparsa sulla rivista Ecology Letters, indica che questa mentalità da “falena mangia falena” non è inerente alla specie. In condizioni più favorevoli, questi insetti possono tranquillamente vivere l’uno accanto all’altro. Nel modificare la posizione spaziale di cinque popolazioni di falene, i ricercatori hanno trovato condizioni di maggior affollamento che hanno portato a una riduzione del cannibalismo in appena dieci generazioni. Il biologo Volker Rudolf, della Rice University, spiega che le famiglie altamente cannibali non se la sono cavata così bene in quel sistema, mentre le famiglie meno cannibali presentavano un tasso di mortalità molto inferiore e un tasso di natalità superiore alle altre.
I risultati supportano una teoria non ancora testata sull’evoluzione del comportamento sociale. Un team di ricercatori, tra cui Rudolf e l’autore principale dello studio sulle falene, Mike Boots, biologo della University of California, Berkeley, ha scoperto che quando gli animali interagiscono di più, il tasso di cannibalismo diminuisce. Questo perché la possibilità di incontrare e mangiare un consanguineo è statisticamente più probabile in un gruppo più folto; questo, ovviamente, finirebbe per risultare svantaggioso.
Il nuovo esperimento microevolutivo, tuttavia, mette alla prova questa teoria. Nelle prime fasi di vita di questa particolare falena, i bruchi vivono e crescono nel loro stesso cibo, quindi gli autori della ricerca hanno deciso di limitare la capacità delle larve di disperdersi creando cinque diverse viscosità di cibo di uguale composizione. In pratica, questo significa che alcune condizioni consentivano ai bruchi di muoversi più facilmente, mentre altri ambienti erano più appiccicosi e portavano a un minor movimento e a più interazioni tra gli individui.
Dopo 10 generazioni, i ricercatori hanno confrontato il tasso di cannibalismo di ogni gruppo. Nei casi in cui la dispersione veniva limitata dalla viscosità, il comportamento egoistico estremo del cannibalismo mostrava una significativa diminuzione nel tempo.
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