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Esistono farmaci per il diabete che possono ritardare la progressione dell’Alzheimer

Un nuovo studio ha scoperto un’associazione tra una particolare classe di farmaci usati per trattare il diabete di tipo 2 e la riduzione dei biomarcatori del morbo di Alzheimer. La ragione per cui si produce questo effetto neuroprotettivo è sconosciuta, ma gli scienziati ora chiedono studi clinici su larga scala per esplorare questi potenziali trattamenti in gruppi non diabetici.

I ricercatori hanno notato tassi più elevati di demenza nei pazienti con diabete di tipo 2. Uno studio eseguito all’inizio di quest’anno ha suggerito che l’ipertensione potrebbe spiegare la relazione tra diabete e demenza, ma non è ancora chiaro cosa colleghi le due condizioni. D’altro canto, sono aumentate le osservazioni di tassi anormalmente bassi di malattie neurodegenerative in gruppi di pazienti diabetici che assumono alcuni farmaci antidiabetici.

Un altro studio ha mostrato che i pazienti anziani che assumevano metformina avevano un declino cognitivo più lento rispetto alle persone senza diabete che non stavano assumendo questo farmaco.

 

Il nuovo studio

Ora, questo nuovo studio scientifico ha esaminato una particolare classe di farmaci per il diabete chiamati inibitori della dipeptidil peptidasi 4 (DPP-4i), noti anche come gliptine. I ricercatori hanno confrontato i dati della TC cerebrale e i risultati dei test cognitivi di 70 pazienti diabetici che assumevano DPP-4i, 71 pazienti diabetici che non assumevano DPP-4i e 141 pazienti non diabetici. Tutti i partecipanti hanno mostrato i primi segni della malattia di Alzheimer e avevano un’età media di 76 anni.

Seguiti per circa sei anni, i pazienti diabetici che assumevano DPP-4i avevano tassi di declino cognitivo significativamente più lenti rispetto agli altri gruppi.

Guardando a quello che è il biomarcatore primario della malattia di Alzheimer, l’accumulo di proteina amiloide nel cervello, lo studio ha scoperto che i pazienti che assumevano DPP-4i avevano livelli medi inferiori rispetto ad altri pazienti diabetici e non diabetici.

I risultati dello studio sono stati recentemente pubblicati sulla rivista scientifica Neurology.

Federica Vitale

Ho studiato Shakespeare all'Università e mi ritrovo a scrivere di tecnologia, smartphone, robot e accessori hi-tech da anni! La SEO? Per me è maschile, ma la rispetto ugualmente. Quando si suol dire "Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere" (Amleto, l'atto indovinatelo voi!)

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