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Farmaci stimolanti per l’ADHD e psicosi: il pericolo delle alte dosi

Il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD) è una condizione neuropsichiatrica comune che colpisce sia bambini che adulti, caratterizzata da disattenzione, iperattività e impulsività. I farmaci stimolanti come il metilfenidato (Ritalin) e le amfetamine (Adderall) sono tra i trattamenti più utilizzati per gestire i sintomi dell’ADHD. Tuttavia, negli ultimi anni, diversi studi hanno suggerito che le dosi elevate di questi farmaci possono essere collegate ad un aumento del rischio di sviluppo psicosi, una condizione mentale grave caratterizzata da allucinazioni e deliri.

Mentre ricerche precedenti collegavano gli stimolanti a questi rischi, questo studio evidenzia l’importanza del dosaggio. I medici sono invitati a monitorare attentamente i pazienti, in particolare quelli a più alto rischio di problemi di salute mentale. L’ADHD è uno dei disturbi neuropsichiatrici più comuni diagnosticati nei bambini, ma può persistere anche in età adulta. I sintomi includono difficoltà a mantenere l’attenzione, iperattività e comportamenti impulsivi che interferiscono con la vita quotidiana. I farmaci stimolanti, come il metilfenidato e le amfetamine, sono comunemente prescritti perché aiutano ad aumentare i livelli di dopamina e norepinefrina nel cervello, migliorando così la concentrazione e riducendo l’iperattività.

 

Dosi elevate di farmaci per l’ADHD e l’aumento del rischio di psicosi

Sebbene questi farmaci siano efficaci nella gestione dei sintomi dell’ADHD, l’uso di dosi elevate o l’abuso degli stessi può avere conseguenze gravi. Le dosi prescritte sono generalmente personalizzate in base al peso, all’età e alla risposta individuale del paziente. Tuttavia, ci sono situazioni in cui le dosi possono aumentare oltre il range terapeutico raccomandato, spesso per cercare di migliorare ulteriormente i sintomi, con il rischio di effetti collaterali significativi.

La psicosi indotta da farmaci stimolanti si verifica perché questi farmaci alterano i neurotrasmettitori nel cervello, in particolare la dopamina, che è strettamente legata alle funzioni cognitive e al comportamento. A dosi elevate, i livelli di dopamina possono diventare eccessivi, portando a sintomi psicotici come allucinazioni visive o uditive e deliri. Il rischio particolarmente di sviluppare psicosi è elevato nei pazienti che assumono dosi oltre quelle terapeutiche o in coloro che hanno una predisposizione genetica ai disturbi psicotici.

Un ampio studio pubblicato sul New England Journal of Medicine ha evidenziato che il rischio di sviluppo psicosi tra i pazienti trattati con farmaci stimolanti per l’ADHD è circa il doppio rispetto a quelli che non utilizzano questi farmaci. Il rischio è maggiore quando si utilizzano alte dosi e quando il trattamento è prolungato nel tempo. Sebbene la psicosi indotta da stimolanti sia relativamente rara, la gravità dei sintomi e l’impatto sulla qualità della vita del paziente la rendono un aspetto critico da considerare nella gestione del trattamento.

 

È fondamentale seguire le dosi prescritte e segnalare immediatamente qualsiasi cambiamento

I sintomi di psicosi indotta da farmaci possono variare, ma includono comunemente allucinazioni (vedere o sentire cose che non esistono), deliri (false credenze), paranoia e comportamento disorganizzato. Questi sintomi possono insorgere improvvisamente e sono spesso spaventosi sia per i pazienti che per le loro famiglie. È essenziale che questi segni siano riconosciuti tempestivamente per poter interrompere il trattamento con stimolanti e fornire le cure necessarie.

La gestione del rischio di psicosi nei pazienti trattati con farmaci stimolanti richiede un monitoraggio attento da parte dei medici e dei familiari. È fondamentale seguire le dosi prescritte e segnalare immediatamente qualsiasi cambiamento nel comportamento o nei sintomi del paziente. Inoltre, per i pazienti ad alto rischio, potrebbe essere opportuno considerare alternative ai farmaci stimolanti, come gli agonisti alfa-2 (guanfacina e clonidina) o farmaci non stimolanti come l’atomoxetina.

Le alternative ai farmaci stimolanti includono una combinazione di terapia comportamentale, interventi psicoeducativi e farmaci non stimolanti. Questi approcci possono essere particolarmente utili per i pazienti che mostrano segni di psicosi o che sono un rischio elevato di svilupparla. Anche l’integrazione di tecniche di mindfulness e il supporto psicologico possono aiutare a ridurre i sintomi dell’ADHD senza i rischi associati ai farmaci stimolanti.

L’uso di farmaci stimolanti per l’ADHD rimane uno dei trattamenti più efficaci per la gestione dei sintomi, ma è fondamentale essere consapevoli dei rischi potenziali, come lo sviluppo di psicosi. Le dosi elevate aumentano il rischio e richiedono un’attenta valutazione e monitoraggio. I pazienti e le loro famiglie dovrebbero discutere regolarmente con i medici delle opzioni di trattamento e dei possibili effetti collaterali, valutando tutte le alternative disponibili per garantire un approccio sicuro e personalizzato.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Marco Inchingoli

Nato a Roma nel 1989, Marco Inchingoli ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Da racconti fantasiosi su quaderni stropicciati ad articoli su riviste cartacee spinge Marco a perseguire un percorso da giornalista. Dai videogiochi - sua grande passione - al cinema, gli argomenti sono molteplici, fino all'arrivo su FocusTech dove ora scrive un po' di tutto.

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