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Fortnite: il principe Harry si schiera contro il famoso gioco battle royale

Il mondo dei videogiochi ha subito una grande scossa dall’arrivo, l’anno scorso, di Fortnite. E’ un gioco online sparatutto che ha due modalità, “Salva il mondo” e “Battle royale“, quest’ultima il vero punto di forza nel gioco. E’ una modalità poco utilizzata precedentemente dalle varie case di produzione, spesso sottovalutata. Invece, con Fortnite, ha avuto un enorme successo.

I punti di forza principali che hanno portato la Epic Games, azienda produttrice del gioco, ad un fatturato di oltre 125 milioni in un anno, sono il costo per giocarci, completamente gratuito, i continui aggiornamenti per rinnovare e migliorare il gioco, l’accessibilità tramite tutte le console e pc, oltre anche a poterci giocare sui smartphone Android e iOS.

Questo grande successo di Fortnite, ha portato però anche numerosi casi singolari e critiche soprattutto riguardo ai bambini che ci giocano.

 

Le critiche a Fortnite

Recentemente, il principe inglese Harry, in una visita in una scuola con dei ragazzi di 8 anni, ha criticato fortemente il gioco, in quanto non adatto e pericoloso per i ragazzi di quell’età, esortando ad un maggiore controllo da parte dei genitori e invitando i ragazzi a giocare ad altri giochi più idonei all’età. Anche l’insegnante, Emma Johnston, si è espressa negativamente sul gioco in quanto sempre più ragazzi tendono a giocare a scuola invece di seguire le lezioni, e ciò ovviamente non va bene.

Numerosi altri casi, soprattutto nel rapporto bambini-gioco, sono stati segnalati in quest’anno “pieno”di Fortnite. In Inghilterra, People ha riferito che una famiglia è stata costretta a mandare in riabilitazione sua figlia di 9 anni, troppo ossessionata dal gioco.

Un altro caso, scritto dalla Nation Crime Agency, di come i minori si espongono a possibili reati sessuali attraverso la funzione di gioco della chat, dove si sente e si può parlare con altre persone.

Per concludere, dire che Fortnite è un videogioco che fa male alla salute è eccessivo, come tutti gli altri videogiochi. Molto dipende dai genitori, che devono, soprattutto nell’età pre-adolescenziale, limitare le ore di gioco, invogliando di più il ragazzo a uscire con gli amici o fare i compiti per la scuola.


Francesco Borea

Studente universitario Appassionato di tecnologia

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