Un team internazionale di scienziati ha scoperto qualcosa di davvero eccezionale nella terra di Sicilia, esattamente nella grotta di Zubbio a Cozzo San Pietro. Si tratta delle ossa fossili di una tartaruga gigante la cui datazione riapre il dibattito sulla scomparsa di questi animali dal bacino del Mediterraneo.
Il sito archeologico della grotta di Zubbio è infatti un luogo di sepoltura dell’età del rame e del bronzo. Inoltre i frammenti scheletrici della tartaruga sono stati datati a circa 12.500 anni fa, il che è in contrasto con il contesto temporale degli altri reperti nella grotta.
Non solo il reperto fossile della tartaruga gigante non collima con il resto della grotta, ma si tratta di resti notevolmente più recenti rispetto a quando si pensava che le tartarughe giganti si fossero estinte sulle isole del Mediterraneo. Sino ad ora infatti, i più recenti fossili di tartarughe giganti in questi luoghi sono datati ad almeno 195.000 anni fa.
Questa nuova scoperta dunque mostra che le tartarughe giganti sono esistite in Europa per molto più tempo di quanto si conoscesse in precedenza e che questi animali erano contemporanei degli esseri umani moderni. Non è quindi da escludere che l’uomo abbia potuto aver contribuito alla scomparsa di questi maestosi rettili.
Nello specifico, secondo quanto spiegato dal Prof. Dr. Uwe Fritz delle collezioni di storia naturale Senckenberg di Dresda, ciò che è stato ritrovato nel sito di Zubbio è il femore intatto di una tartaruga gigante. E questo sembra che sia stato davvero un colpo fortunato. Secondo il Dr. Fritz infatti “i femori sono tra i più comuni e migliori resti conservati di grandi tartarughe fossili. Sono un indizio importante per capire di quale specie si tratta.”
Il confronto del femore con altre specie di tartarughe ha permesso di determinare le dimensioni dell’animale. I ricercatori hanno stabilito che l’esemplare aveva una lunghezza del carapace da 50 a 60 centimetri. S trattava dunque di una specie fino a tre volte più grande della tartaruga di Hermann (Testudo hermanni), una specie che si trova ancora oggi in Sicilia.
I ricercatori, guidati dal Prof. Dr. Massimo Delfino dell’Università di Torino, hanno inoltre stabilito che si tratta di una specie il cui lignaggio è ormai totalmente estinto. Il femore rinvenuto in Sicilia differisce infatti significativamente da quello di tutte le tartarughe oggi esistenti, ma ossa molto simili sono presenti in tartarughe giganti della regione mediterranea già estinte.
Questa specie è dunque così diversa da tutte le altre, comprese quelle fossili, che i ricercatori l’hanno inclusa nel genere separato Solitudo. La specie siciliana recentemente scoperta, denominata Solitudo sicula, è il rappresentante di questo genere che è sopravvissuto più a lungo e potrebbe essere stato cacciato e mangiato dagli esseri umani del Paleolitico.
Foto di Alexas_Fotos da Pixabay
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