Se l’uomo vuole salvare il pianeta, e di conseguenza anche se stesso, deve per forza di cose votarsi completamente alle fonti di energia rinnovabile. È possibile un futuro simile? Sicuramente, ma ha un suo costo. Una parte fondamentale, che spesso ci si dimentica, della cosiddetta energia pulita è che per essere funzionale necessità di enormi batterie dove immagazzinarla. Per esempio, la produzione dal vento o dal sole non è costane, serve poter stoccare tanta elettricità quando c’è un surplus così da poter sopperire a momenti di magra.
Purtroppo, allo stato attuale, le batterie per essere prodotte hanno bisogno di minerali rari, costosi e difficilmente reperibili, come il cobalto. La maggior parte di quest’ultimo viene dalla Repubblica Democratica del Congo. Per estrarlo, oltre a ingenti danni ambientali, c’è anche un altro costo di vite umane, anche di bambini. Per questo motivo le grandi compagnie stanno guardando altrove. Dove? Infondo al mare.
Diversi fondali marini e oceanici sono in realtà pianure ricche di cobalto, ma anche di rame, manganese e nichel. Tutti materiali utili alla costruzione di batterie. È questione di tempo prima che si inizi veramente a trivellare questi posti tanto che le Nazioni Unite stanno già pianificando un codice minerario per le acque internazionali.
Ovviamente, anche in questo caso, ci saranno picchi di inquinamento ambientali notevoli, ma saranno niente in confronto ai danni che ci saranno con il peggioramento del cambiamento climatico. Da qualche parte bisogna pur guardare per migliorare la situazione attuale. La risposta è sul fonfo del mare.
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