Foto di Juskteez Vu su Unsplash
Una nuova finestra sull’universo si è appena aperta grazie a un’immagine rivoluzionaria ottenuta nel lontano infrarosso. Un team di astronomi, guidato da Chris Pearson, ha scoperto una popolazione di galassie “nascoste”, invisibili ai tradizionali strumenti di osservazione, che potrebbero spiegare un mistero cosmico irrisolto: la radiazione infrarossa mancante nel bilancio energetico dell’universo.
La radiazione infrarossa proveniente dall’universo ha sempre mostrato un “buco nero” nei calcoli energetici: una parte dell’energia sembrava mancare all’appello. Grazie alle osservazioni dell’osservatorio spaziale Herschel dell’Agenzia Spaziale Europea, ora disponiamo della mappa più profonda mai ottenuta del cielo in queste lunghezze d’onda, ottenuta dallo strumento SPIRE attraverso 141 immagini ultra dettagliate.
Le nuove galassie scoperte sono avvolte da nubi di polvere cosmica, che le rendono invisibili nella luce visibile, ma ben rilevabili nel lontano infrarosso. Per anni, la sfocatura delle immagini e i limiti delle tecnologie precedenti avevano impedito di identificarle. Eppure, il loro contributo al bilancio energetico totale dell’universo sembra essere fondamentale.
Se confermata, questa scoperta metterebbe in discussione i modelli numerici attualmente in uso per descrivere la formazione ed evoluzione delle galassie. Si tratterebbe, infatti, di una popolazione intera di corpi celesti mai considerata, che potrebbe cambiare la nostra comprensione di come l’universo ha emesso e distribuito energia nei suoi 13,8 miliardi di anni di storia.
Il futuro della ricerca su queste galassie “fantasma” potrebbe passare per la missione PRIMA, un telescopio a infrarossi in fase di studio da parte della NASA, che promette di esplorare con ancora maggiore precisione questi oggetti celesti nascosti.
L’obiettivo è duplice: confermare l’esistenza di queste galassie e comprendere il loro ruolo nell’energia totale del cosmo.
Queste galassie invisibili ci ricordano che la nostra visione dell’universo è ancora parziale, e che c’è un’intera “oscura” infrastruttura energetica da esplorare. In fondo, ogni nuova scoperta ci avvicina un po’ di più alla comprensione del grande enigma cosmico: da dove veniamo, e cosa tiene acceso l’universo?
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