Negli ultimi anni c’è stato un grande cambio di tendenza nell’acquisto di videogiochi. Prima, infatti, si acquistavano principalmente dischi fisici, nei vari negozi appositi, mentre ora la maggior parte dei giocatori preferisce scaricarli direttamente dagli store delle console o giocare alle varie piattaforme di streaming, come per esempio Google Stadia.
Inevitabilmente, ciò ha portato ad una grande crisi della nota catena Gamestop, che continua a registrare perdite importanti dopo il calo di vendite nel 2019 del ben 27,5% rispetto l’anno precedente.
Senza dubbio, un altro motivo di questa forte discesa è l’insistenza da parte dell’azienda di prezzi troppo elevati, visto che ormai ogni gioco appena uscito è possibile acquistarlo ad almeno 20 euro in meno su varie piattaforme, come per esempio Amazon.
Questo clima di crisi ha portato, oltre che alla chiusura di numerosi sedi, ad una pressione sempre maggiore da parte dei capi verso i propri dipendenti, costretti ad essere insistenti e a volte addirittura aggressivi verso potenziali clienti, anche solo di passaggio. “Vogliono che perseguitiamo i clienti perché vendano i vecchi telefoni cellulari e tablet. Di recente ho ricevuto la visita di un senior manager che mi ha detto che avvicinarsi al ‘bersaglio’ non è più sufficiente. Se non raggiungi gli obiettivi prefissati, stai fallendo.”, così spiega un ex dipendente dell’azienda.
Un altro assistente manager così spiega la situazione attuale di Gamestop: “Penso che chiuderanno mille negozi quest’anno. Devono tagliare i costi. Il mercato dei videogiochi al dettaglio sta morendo. Il traffico dei clienti è notevolmente diminuito negli ultimi due anni, fatta eccezione per alcuni giorni festivi come il Ringraziamento, il Black Friday e i principali giorni di uscita dei giochi. La società è frenetica e diffidente e si percepisce da ogni messaggio che hanno inviato. La struttura sta andando in pezzi”.
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