Foto di Thierry Meier su Unsplash
Da anni, i ricercatori si interrogavano sui suoni inquietanti provenienti dalla Fossa delle Marianne, la depressione più profonda degli oceani. Questi suoni, definiti “Biotwang” per il loro caratteristico lamento, hanno scatenato numerose teorie, spaziando dal rumore delle navi a ipotesi più fantastiche su creature marine sconosciute. Oggi, un nuovo studio pubblicato su Frontiers in Marine Science ha finalmente risolto il mistero, identificando i Biotwang come le vocalizzazioni delle balene di Bryde (Balaenoptera brydei).
Dal 2014, gli scienziati avevano sospettato che i suoni potessero essere prodotti da un misticeto, ma la specie precisa è rimasta incerta per anni. Grazie a un innovativo strumento di intelligenza artificiale, paragonato a una sorta di “Shazam per le balene”, sviluppato da Google, è stato possibile confermare che i gemiti appartengono proprio alle balene di Bryde. Questa tecnologia ha permesso di analizzare dati acustici raccolti nell’arcipelago delle Marianne e abbinare i suoni ai modelli di vocalizzazione tipici di questa specie.
La scoperta non solo risolve un enigma sonoro, ma getta nuova luce sui comportamenti migratori e sulla distribuzione delle balene di Bryde nel Pacifico settentrionale. Queste balene sono tra le meno studiate, e la nuova analisi ha rivelato una loro presenza costante nelle acque dell’arcipelago delle Marianne, ma anche in aree come le Isole Hawaii nordoccidentali, Wake Island e altre regioni dell’Oceano Pacifico.
Secondo lo studio, le balene di Bryde mostrano due picchi principali di attività acustica durante l’anno: uno tra febbraio e aprile e un altro tra agosto e novembre. Questi periodi corrispondono probabilmente a fasi della loro migrazione tra latitudini più basse e medie, un comportamento strettamente legato alle condizioni oceanografiche della regione.
Questa scoperta rappresenta un passo importante per la comprensione delle popolazioni pelagiche di balene nel Pacifico e fornisce informazioni preziose sulle abitudini di queste sfuggenti creature marine. Grazie a tecnologie all’avanguardia come l’intelligenza artificiale, i misteri degli oceani stanno gradualmente emergendo, offrendoci una visione più chiara della vita nelle profondità marine.
Foto di Thierry Meier su Unsplash
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