Nelle grotte del Laos i ricercatori hanno scoperto una correlazione tra la desertificazione del Sahara, un tempo verde e ricca di vegetazione ed una grande siccità nel sud-est asiatico che ebbe luogo da 4000 a 5000 anni fa. Ad affermarlo è uno studio condotto da ricercatori di tre università statunitensi, l’Università della California (UCI), l’Università della Pennsylvania e la William Paterson University.
Secondo la coautrice dello studio, Kathleen Johnson, professoressa associata di scienza del sistema terrestre dell’UCI, questa ricerca fornisce una prova della relazione tra una secca stagione monsonica e l’inaridimento del Sahara nell’Olocene.
Per indagare sul clima dell’epoca, i ricercatori hanno raccolto ed analizzato una serie di stalagmiti da alcune grotte nella parte settentrionale del Laos. I campioni sono poi stati analizzati in laboratorio alla ricerca delle proprietà geochimiche dell’ossigeno e degli isotopi del carbonio, del carbonio-14 e dei metalli presenti nei campioni. In questo modo i ricercatori hanno stabilito quali furono i periodi di siccità ed i loro impatti sulla regione.
Questi dati sono poi stati combinati in modelli climatici simulati al computer in cui sono stati inseriti anche i dati relativi al cambiamento della vegetazione e delle polveri nell’aria nella regione del Sahara. In questo modo sono stati in grado di comprendere come questo sia stato in correlazione con cambiamenti climatici così repentini.
Secondo i modelli ottenuti, un calo nella crescita della vegetazione sahariana ha condotto ad un aumento della polvere nell’aria che ha finito per raffreddare le acque dell’Oceano indiano modificando la circolazione delle correnti oceaniche e di conseguenza della stagione monsonica nel sud-est asiatico. In concomitanza con questi eventi nel Sahara infatti vi è stata una minore intensità dei monsoni nelle zone del sud-est asiatico che è durata oltre mille anni.
Il team della professoressa Johnson, ha preso in considerazione anche le conseguenze che questi avvenimenti climatici hanno avuto sulle popolazioni che all’epoca abitavano in quelle zone dell’Asia, oggi popolate da più di 600 milioni di persone. Gli archeologi e gli antropologi sono infatti a lavoro ormai da tempo per studiare gli effetti sulle popolazioni umane di questa grande siccità, ma fino ad ora la causa di questo evento era rimasta ignota.
Nel periodo tra 4000 e 6000 anni fa infatti non ci sono evidenze archeologiche di presenza umana nella zona del sud-est asiatico, rispetto ad altri periodi dell’Olocene. Secondo i ricercatori questo potrebbe significare che la grande siccità che vi ha avuto luogo, ha portato alla migrazione delle popolazioni che vi vivevano e all’adozione da parte di essi di nuove strategie di sussistenza che potrebbero essere considerate come un possibile motore per l’inizio dell’agricoltura neolitica nel sud-est asiatico continentale.
Si tratta dunque di un punto di svolta per la conoscenza delle popolazioni preistoriche in queste zone del continente asiatico.
Immagine: Foto di intographics da Pixabay
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