La pratica dell’autoflagellazione, rituale molto diffuso in alcune culture e religioni, oltre ad essere causa di evidenti e spesso molto serie ferite è responsabile della diffusione di un’infezione piuttosto grave. I ricercatori inizialmente erano perplessi sul fatto che 10 uomini britannici fossero stati contagiati da un virus insolito, perché essi sostenevano di non aver mai adottato alcuna condotta solitamente riconducibile all’infezione.
Ma a seguito di più approfondite indagini, gli investigatori hanno appreso che avevano partecipato a cruenti riti religiosi di autoflagellazione (in particolare frustandosi) in Iraq, Pakistan, India e Regno Unito. “C’è sicuramente il rischio di diffondere infezioni attraverso queste pratiche, ma non sono mai stati registrati casi clinici prima” ha detto la dottoressa Divya Dhasmana, dell’Ospedale St. Mary di Londra.
Questi uomini sono stati infettati dal virus della leucemia di tipo 1 (HTLV-1): la maggior parte delle persone infettate dal virus non mostra sintomi, ma alcuni sviluppano malattie terribili, come cancro del sangue o condizioni debilitanti del sistema nervoso. L’HTLV-1 si diffonde attraverso il sesso, la trasfusione di sangue e la condivisione degli aghi. Gli esperti hanno stimato che circa 10 milioni di persone nel mondo sono infette, anche se è considerata relativamente rara negli Stati Uniti e nel Regno Unito.
Nessuno degli uomini nello studio mostrava sintomi e la diagnosi è stata un vero colpo di fortuna. Essi hanno richiamato l’attenzione dei ricercatori del St. Mary’s Hospital, quando si sono presentati per effettuale prelievi per la donazione del sangue e raccolta di campioni per la fecondazione in vitro, procedure non esattamente all’ordine del giorno. Il mistero è stato risolto quando Dhasmana ha notato cicatrici sulla schiena di uno dei pazienti, il quale ha poi rivelata che tutti e 10 gli uomini avevano partecipato all’autoflagellazione religiosa.
Quando si compivano questi riti, secondo alcune testimonianze le lame venivano immerse in un secchio contenente una soluzione antisettica da banco, con l’idea di “disinfettarle“, ma “questo è inadeguato per prevenire la diffusione di HTLV-1“, sostiene la dott.ssa Dhasmana. Evidentemente al fine di non ledere la libertà religiosa di queste persone, la dottoressa ha specificato: “il nostro messaggio non è ‘non farlo’, ma se devi, non condividere l’attrezzatura”.
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