Secondo un recente studio del Massachusetts Institute of Technology (MIT) e del Massachusetts General Hospital, la consapevolezza sociale potrebbe essere collegata all’attività neuronale individuale. Si tratta quindi di uno studio unico, in quanto è la prima volta che un aspetto teorico della nostra mente come la coscienza, viene analizzato sulla scala di un singolo neurone.
Fino ad ora infatti la maggior parte degli studi si basano sull’attività di gruppi di neuroni. I diversi gruppi infatti, che individuano regioni specifiche del cervello, sono più semplici da studiare e sono individuabili anche con una semplice risonanza magnetica. Queste diverse regioni sono spesso utilizzate infatti per individuare quali pensieri si stanno verificando nel cervello. Ma individuare un pensiero sulla base dell’attività di un singolo neurone, è un impresa totalmente diversa.
In questa nuova ricerca invece, i ricercatori ritengono di aver osservato i singoli neuroni cerebrali, analizzando la corteccia prefrontale dorsomediale, che formano gli schemi che ci inducono a considerare ciò che le altre persone potrebbero sentire e pensare. Potrebbero dunque aver identificando l’empatia mentre è in azione.
Questo studio potrebbe dunque avere importantissime ripercussioni sulla ricerca sul cervello, specialmente per quanto riguarda disturbi mentali, ansia sociale e trattamenti per disturbi nello spettro autistico. Inoltre potremmo avere nuove importanti informazioni e apprendere qualcosa in più sulla nostra “coscienza”.
Per svolgere questa ricerca, il team ha posto un questionario a 15 pazienti in attesa di essere sottoposti ad uno specifico intervento chirurgico al cervello, non correlato con lo studio. Assieme al questionario, i pazienti hanno preso parte anche ad uno studio comportamentale.
Durante i test, il comportamento e l’attività neuronale dei singoli neuroni dei pazienti, mentre ascoltavano brevi racconti e rispondevano a domande su di essi, è stata misurata tramite microelettrodi inseriti nella corteccia prefrontale dorsomediale. Ai partecipanti sono strati presentati diversi scenari per valutare come consideravano le convinzioni di terze persone circa la realtà.
Aumentando il nostro livello di conoscenza, portandolo al livello dell’attività di un singolo neurone, potrebbe diventare possibile identificare e quantificare altri sistemi neuronali in azione usando tecniche sperimentali simili.
Ma per i ricercatori potrebbe essere impossibile trovare modi per stimolare, osservare ed etichettare 100 miliardi di neuroni, se non altro per il fatto che ci vorrebbe un tempo smisurato soltanto per contarli e per poi osservarli rispondere alle stimolazioni, uno ad uno.
In questo particolare aspetto però, potrebbe essere di aiuto ricorrere all’intelligenza artificiale. Ricorrendo infatti all’IA si potrebbero etichettare fino a 80 miliardi di neuroni in un tempo molto breve.
Questa nuova metodologia del MIT potrebbe dunque essere automatizzata. L’unico freno è il fatto che per ora il metodo richiede l’uso di sensori invasivi. Per questo i test sono stati eseguiti su pazienti che avevano già in programma un operazione al cervello. Ma non si esclude che in futuro vi sia la possibilità di utilizzare un dispositivo esterno, al posto dei microelettrodi da inserire nel cervello.
In futuro dunque potremmo essere in grado di identificare e mappare tutti i neuroni del cervello umano mentre opera in tempo reale. Ciò ci darebbe una visione della coscienza in azione e, potenzialmente, ci consentirebbe di replicarla in modo più accurato e preciso nelle macchine.
Foto di Gerd Altmann da Pixabay
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