La Groenlandia purtroppo sta continuando a sciogliersi ad un ritmo impressionante, il più veloce a partire dagli anni 80. Questo rapido scioglimento dei ghiacciai è fortemente influenzato dai cambiamenti climatici, che generano un aumento delle temperature in generale ed un maggiore effetto serra, e di conseguenza portano allo scioglimento degli iceberg ed al successivo innalzamento dei livelli degli oceani e mari.
Riguardo a ciò, un nuovo studio esplora un’idea molto controversa a tal fine, utilizzando la geoingegneria: raffreddare il pianeta. Le scoperte esplorano cosa accadrebbe se il mondo pompasse particelle nell’atmosfera che riflettano la luce solare nello spazio. Questo schema di condizionamento dell’aria ad alta quota, noto come gestione delle radiazioni solari o SRM, abbasserebbe la temperatura media globale. I risultati del documento mostrano che il raffreddamento aiuterebbe a rallentare, ma non a fermare, lo scioglimento della calotta glaciale. Ciò, però, potrebbe cambiare il clima in altri modi che potrebbero finire per danneggiare altre regioni del mondo.
Per comprendere l’impatto che questo studio potrebbe avere sulla Groenlandia, gli scienziati hanno lanciato modelli che simulano il clima nel corso del secolo in alcuni scenari diversi. In alcuni scenari, infatti, l’inquinamento da gas serra è aumentato nel corso del secolo o ha raggiunto il picco di metà secolo. Hanno quindi preso quegli stessi scenari e aggiunto un tocco di geoingegneria.
I modelli su cui hanno lavorato hanno praticamente sparato particelle nella stratosfera attorno all’equatore che poi si sono dispersi in tutto il mondo. Gli impatti si basano in parte su ciò che accade dopo le eruzioni vulcaniche e lo studio ha utilizzato l’equivalente di un quarto di un’eruzione di Pinatubo ogni anno.
I risultati mostrano che le proprietà di raffreddamento del pianeta delle particelle si estenderebbero alla Groenlandia, abbassando lì le temperature dell’aria di circa 1,1 gradi Celsius (2 gradi Fahrenheit) rispetto agli scenari senza geoingegneria. Il deflusso dalla fusione scenderà ovunque dal 20 al 32%, con la più grande differenza che si presenta nello scenario delle alte emissioni di gas serra. Tutto ciò significa che l’innalzamento del livello del mare rallenterebbe notevolmente, anche se non basta per farlo cessare del tutto.
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