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Hayabusa-2 è di ritorno sulla Terra: l’arrivo è previsto entro fine 2020

La navicella spaziale giapponese Hayabusa-2 è appena decollata dall’asteroide Ryugu, su cui era atterrata ormai mesi fa e ha iniziato il suo viaggio di rientro sulla Terra, atteso per l’anno prossimo. L’astronave ha infatti lasciato l’orbita dell’asteroide questo mercoledì, con il suo preziosissimo carico di campioni rocciosi al seguito e si prevede il suo atterraggio sulla Terra entro la fine del 2020, portando così a termine la sua missione.

L’agenzia spaziale giapponese, Jaxa, ha affermato che i campioni raccolti potrebbero far luce sulle origini del Sistema solare. Hayabusa-2 fu lanciato nel 2014 proprio per scansionare la fascia di asteroidi a 300 milioni di chilometri dalla Terra, raggiungendo Ryugu dopo tre anni e mezzo di viaggio. Dopo il suo arrivo sull’asteroide, l’astronave ha effettuato due atterraggi, raccogliendo dati e campioni di roccia da Ryugu con un primo a febbraio e con il secondo a luglio, dopo che Hayabusa-2 aveva “bombardato” l’asteroide per creare un cratere artificiale, per agevolare le operazioni di trivellazione.

 

Hayabusa-2 porterà con sè il suo carico di campioni rocciosi, che si spera potranno dirci qualcosa sulle origini del Sistema solare

Gli scienziati credono che i campioni raccolti da Hayabusa-2 siano importanti perchè sono raccolti ad una distanza tale dalla Terra che ritengono improbabile siano costituiti da materiali a noi noti; si tratta peraltro dei primi campioni rocciosi raccolti da un asteroide nell’intera storia dell’esplorazione spaziale umana. Si prevede che Hayabusa-2 tornerà alla base entro dicembre 2020, lasciando cadere la capsula contenente i campioni nel deserto dell’Australia meridionale.

Il viaggio di ritorno di un anno sarà peraltro molto più breve rispetto ai tre anni e mezzo che il veicolo spaziale ha impiegato per raggiungere Ryugu, dal momento che l’asteroide è ora molto più vicino alla Terra rispetto al 2014. Mentre in genere gli asteroidi sono ritenuti alcuni degli oggetti più antichi nello spazio, Ryugu appartiene ad un tipo “primitivo” di roccia spaziale e può contenere indizi sulle condizioni fisiche e chimiche degli albori del Sistema Solare, che usiamo collocare a circa 4 miliardi e mezzo di anni fa.

Nello Giuliano

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