Come sappiamo, gli smartphone di ultima generazione sono molti avanzati e ricchi di funzionalità. Ciò, ovviamente, comporta un grande utilizzo di circuiti, chip ecc. presenti all’interno dello smartphone, e questo utilizzo, a lungo andare, può portare a problemi di rallentamento, surriscaldamento fino addirittura a prendere fuoco.
Che uno smartphone prenda fuoco è una cosa molto rara, anche se è capitato diverse volte nel mondo, spopolando prontamente sul web. L’ultimo caso avviene proprio in Italia, dove una signora, mentre utilizzava il Huawei Mate 10 Lite, gli ha preso fuoco in mano, per fortuna senza conseguenze per la salute.
Lello Babacane, un pensionato, ha raccontato l’accaduto al sito Adnkronos.com. Sua moglie, una casalinga, si trovava sul divano quando ha staccato lo smartphone dalla spina e subito ha iniziato a prendere fuoco. Ovviamente, la reazione della signora di buttarlo per terra è stata istantanea ed ha evitato gravi ustioni. Il device, un Huawei Mate 10 Lite, è stato acquistato il 9 Febbraio 2018 in un centro commerciale a Roma.
Incredibile la risposta del negozio dove è stato acquistato e poi successivamente del centro Huawei alla richiesta di rimborso: respinta per “presunta manomissione”.
“Dopo un esame, durato 20 giorni, mi hanno detto che avrei inserito un ago o una forcella dentro al cellulare. Mi accusano, ma giuro che non è così”.
Successivamente, dopo la richiesta di spiegazioni da Adnkronos, l’azienda cinese ha ufficialmente risposto così:
“Il nostro centro R&D (Ricerca e Sviluppo, ndr.), a seguito delle foto fornite dal riparatore, ha confermato in prima battuta che l’esplosione del telefono pare non essere addebitabile a un difetto del telefono stesso, quanto a un uso errato da parte del consumatore. Il telefono presenta la mancanza del tasto di accensione e la batteria è risultata forata all’altezza del tasto mancante – spiegano -. L’alloggiamento del tasto stesso presenta inoltre graffi e scalfitture. Questo lascia intendere che l’evento sia scaturito a seguito della manomissione del terminale a mezzo di un oggetto appuntito che ha provocato il foramento, con conseguente corto, della batteria”. “Queste le considerazioni dell’azienda in base all’analisi del materiale fotografico – concludono -, fornito dal riparatore e nell’attesa di ricevere il report ufficiale, richiesto al dipartimento di R&D”.
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