Da sempre abbiamo associato i buchi neri ad una straordinari forza distruttrice, in grado di spegnere persino la luce, che rimane intrappolata nell’oscuro cuore del buco nero. Ma un recente studio effettuato sui buchi neri supermassicci potrebbe invece indicarli come portatori di vita. Sembra infatti che le radiazioni emesse dalla dirompente forza di attrazione dei buchi neri, possano essere in grado di portare alla formazione di biomolecole che costituirebbero i mattoni per la creazione della vita e permetterebbero persino di fotosintetizzare.
Questa ricerca, pubblicata sull’Astrophisical Journal, potrebbe quindi suggerire la possibilità di vita in altri mondi, ad esempio in altri sistemi della Via Lattea, nel cui centro si trova il buco nero supermassiccio Sagittarius A*. All’interno dello studio sono stati creati numerosi modelli computerizzati per l’osservazione dei dischi di gas e polvere che ruotano attorno ai buchi neri, aumentando la loro velocità in loro prossimità. Questi dischi, sono presenti attorno ai buchi neri in forte attività che rendono le loro galassie note come nuclei galattici attivi (AGN), tra i più luminosi oggetti dell’universo.
L’energia che alimenta gli AGN è prodotta infatti dalla materia che precipita all’interno di un buco nero supermassiccio e che crea un disco di accrescimento attorno al buco nero. L’attrito riscalda la materia trasformandola in plasma, un materiale carico in movimento produce un forte campo magnetico. Il materiale che si muove dentro questo campo magnetico produce grandi quantità di radiazioni di diversa natura. Spesso, vengono osservati getti che si originano dal disco di accrescimento.
Si pensa che quando il buco nero ha inglobato tutto il gas e la polvere nelle sue vicinanze, semplicemente il nucleo smette di emettere grandi quantità di radiazione e la galassia diventa “normale”. Questo modello è supportato da osservazioni che suggeriscono la presenza di un buco nero supermassiccio ma tranquillo nel centro della Via Lattea, una galassia una volta attiva, ma ormai normale dopo aver esaurito la materia attorno al suo buco nero, anche se non si esclude che possa un giorno “riaccendersi” se nuova materia arriva nei pressi del nucleo.
Le radiazioni emesse dai dischi di accrescimento dei buchi neri nelle AGN, sono da sempre state considerate dagli scienziati dannosi per la vita, e per questo hanno sempre considerato la zona attorno ad essi come sterile ed inadatta alla vita.
Secondo Manasvi Lingam, astronomo ed autore principale dello studio, “la maggior parte delle persone parlava degli effetti dannosi. Volevamo riesaminare quanto fossero effettivamente dannose [le radiazioni]… e chiederci se potessero esserci anche degli effetti positivi.”
Secondo i modelli sviluppati dal team guidato da Lingam infatti, dei pianeti con un atmosfera molto più densa di quella della Terra, o abbastanza lontani dai nuclei attivi, potrebbero anche ospitare la vita. Questo sarebbe dunque possibile se questi ipotetici pianeti si trovassero quindi in quella zona sicura, conosciuta come Goldilocks (riccioli d’oro), in cui non vi sia un eccessiva radiazione ultravioletta che potrebbe distruggere l’atmosfera, ma sia comunque in una quantità sufficiente da poter creare le biomolecole necessarie allo sviluppo della vita.
La zona Goldilocks è una fascia teorica in cui un pianeta riceve abbastanza energia dalla sua stella da permettere la nascita della vita, ma non troppa da impedirla. La stessa teoria è stata dunque applicata ai buchi neri e alle radiazioni emesse dal loro accrescimento.
Inoltre gli AGN, emettono enormi quantità di luce, che sappiamo essere fondamentale per la vita. Questo aspetto è infatti fondamentale per la fotosintesi delle piante su eventuali pianeti vicini. Secondo gli scienziati infatti, ampie zone delle galassie in cui si trovano buchi neri supermassicci attivi, potrebbero sostenere la fotosintesi grazie agli AGN, sui pianeti eventualmente presenti in questa zona. Pianeti erranti che gli astronomi, secondo Lingam, hanno stimato essere circa 1 miliardo nella zona Goldilocks di una galassia come la Via Lattea.
Questa zona si estenderebbe in una galassia grande come la via Lattea, sino a circa 1000 anni luce dal buco nero al suo centro. Mentre ad esempio in una galassia del tipo nana ultracompatta, quasi tutta la galassia rientrerebbe in questa zona.
Inoltre gli scienziati, in base a nuove analisi sulla radiazione ultravioletta e sui raggi X dell’AGN, hanno concluso che gli effetti negativi delle sue radiazioni sono state in passato sovrastimate. Soprattutto nel caso in cui i pianeti interessati siano provvisti di atmosfere più pesanti di quelle della Terra, il che le renderebbe in grado di assorbire i raggi gamma ed i raggi X, emessi dall’attività dei buchi neri supermassicci.
E potrebbe anche essere plausibile che, analogamente a quanto avvenuto sulla Terra, gli organismi che potrebbero vivere su tali pianeti, abbiano sviluppato delle tecniche di protezione e resistenza alle radiazioni ultraviolette.
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