I colibrì sono davvero degli uccelli straordinari che vivono intensamente la loro vita. Hanno un metabolismo molto veloce e sbattono le ali velocissime per mantenersi fermi davanti ai fiori e succhiare il loro prezioso nettare. Ne bevono giornalmente una quantità pari al loro peso corporeo.
I colibrì sudamericani delle Ande inoltre sono capaci anche di fare dei pisolini da record. Questi uccelli sono infatti in grado di entrare in un profondo torpore durante le fredde notti d’alta quota. Si portano in uno stato fisiologico che è simile al letargo di molti animali in cui la loro temperatura corporea scende fino a 10 °C. Al mattino, quando si risvegliano dal letargo notturno, iniziano a tremare per riscaldarsi, portando la temperatura corporea a 35,5 °C.
Il professor Andrew McKechnie, professore di zoologia all’Università di Pretoria in Sud Africa, spiega che la temperatura corporea dei colibrì in questo stato catatonico notturno, varia a seconda della specie, così come la durata del letargo notturno. Quelli che dormono più a lungo e la cui temperatura corporea scende maggiormente sono appunto i colibrì delle Ande.
In una ricerca condotta da Blair Wolf, professore di biologia all’Università del New Mexico e autore di questo nuovo studio, è stato misurato, oltre alla temperatura corporea dei colibrì, anche il loro peso. Questi uccelli infatti durante la notte perdono parte del loro peso corporeo.
Dall’analisi dei dati ottenuti, i ricercatori hanno notato che gli uccelli che entrano in questo stato di torpore solo per un breve periodo durante la notte, perdono sino al 15% del loro peso. Mentre quelli che rimangono in questo stato per tempi attorno alle 12 ore, perdono soltanto il 2% del peso corporeo. Lo stesso vale per gli uccelli che abbassano maggiormente la temperatura del loro corpo.
Alcuni colibrì sembrano regolare la loro temperatura scendendo fino ad un minimo bene preciso, mentre altri si adattano alla temperatura dell’ambiente. I colibrì che abbassano maggiormente la loro temperatura e che presentano i periodi di torpore notturno più lungo sono tutte specie comuni in alta montagna. Questa caratteristica potrebbe dunque essere una strategia adattativa a questi ambienti così freddi.
Immagini: Foto di Tess Pixy256 da Pixabay
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