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I colossi dell’IT dalla parte dei buoni nella sfida alla sostenibilità

Il trend interessante sulla sostenibilità si lascia ispirare da nuove tendenze derivanti soprattutto da Oltreoceano, dove IT riutilizzati sono sempre più frequenti per supportare aziende di medie e grandi dimensioni. Non è, infatti, solo un fatto puramente tecnico, ma anche etico, che fa propendere alcune aziende verso scelte del genere.

Un approccio completamente nuovo e che lascia ben sperare, è il PPP (partenariato pubblico-privato) per finanziare ricerche e strutture,  afferma Chowdhary. “Vedremo un sacco di accordi per lo sviluppo sostenibile“, l’India stessa si sta muovendo verso questa direzione e gli USA hanno stanziato ben 2 miliardi di dollari per questo proposito.

Sicuramente uno degli aspetti più importanti di questo processo è il riutilizzo di tecnologie.

Vediamo, ad esempio, sempre più “incentivi verdi” resi disponibili dai governi in varie parti del mondo. Difatti, i piani governativi per introdurre un’imposta su beni e servizi rappresentano una grossa opportunità per incentivare questa produzione verde.

Ciò che fino a un decennio fa sembrava solo una moda o un modo per accrescere la propria reputazione aziendale, sta diventando sempre più un’obbligazione ed un monito per ridurre e limitare i danni ambientali derivanti da utilizzo di tecnologia e hardware.

Tali obiettivi, sono pieno interesse anche dell’ONU stesso, che prevede di proteggere il pianeta e limitare anche la povertà entro il 2030.

Come detto precedentemente, il settore informatico è assolutamente interessato a questo nuovo trend e le aziende, anche in Italia, si stanno adeguando ad utilizzare IT riutilizzati per questioni non soltanto economiche, ma di sostenibilità, cominciando dunque ad avere un approccio che sicuramente sarà quello da adottare da qui in avanti.

Sempre più di frequente vediamo aziende leader del loro settore come Cisco, Apple, Samsung etc, sbandierare la sostenibilità come fosse uno dei fattori da tenere in considerazione quando li si sceglie, tanto da inserire anche nelle schede tecniche dei loro prodotti riferimenti alla quantità (ridotta) di sostanze ritenute potenzialmente nocive. Solo 10 anni fa era impensabile, per il consumatore, poter conoscere, con estrema facilità, la natura dei materiali impiegati per produrre i prodotti che usa, invece oggi tali informazioni hanno assunto un ruolo primario, segno evidente che le aziende si assumono nuove responsabilità nei loro confronti e allo stesso tempo li educano a questa nuova filosofia.

Parallelamente al nuovo modo di intendere il processo produttivo delle aziende IT, volto anche a razionalizzare i propri consumi e il proprio impatto ambientale, si sta negli ultimi anni diffondendo anche una pratica che prima era molto meno evidente: il recupero dei propri apparati hardware.

Il mercato è diventato molto più liquido e le aziende sono obbligate a rincorrere i propri clienti aumentando la loro proposta, che negli ultimi anni nel settore IT è esplosa. Questo mutamento del mercato ha prodotto molti benefici in termini commerciali, ma ha evidenziato anche alcune criticità, come quella di organizzare una politica di recupero di tutti quei prodotti che per forza di cose finiscono, in un lasso di tempo sempre più breve, per rappresentare un peso per le aziende.

I clienti sono diventati più esigenti e il mercato IT li ha abituati a cambiare di continuo le loro priorità finendo per cannibalizzare un determinato prodotto, quindi l’approccio che negli ultimi anni si sta facendo strada nelle politiche aziendali è appunto quello di riproporre sul mercato prodotti anche usati, che possono però accontentare quella nuova fetta di mercato rappresentata da chi segue la novità ma allo stesso tempo ha una sensibilità maggiore nei confronti del ciclo di vita dei prodotti che acquista.

Questo modello, per nulla nuovo sia chiaro, ha evidenziato come sia possibile far fronte allo smaltimento “naturale” dei propri prodotti, anche in un mercato molto mutevole come quello IT. Vediamo sempre più di frequente rivenditori ufficiali commercializzare prodotti ricondizionati, con lo scopo duplice di disfarsi di apparati vecchi da un lato, e creare al contempo un rapporto con i clienti più empatico.

Il consumatore non vede più le aziende del settore IT come macchine perfette e distanti che producono materiale da consumare ad ogni costo e con qualunque mezzo, ma riconoscono un atteggiamento più umano che comunica un messaggio nuovo: la corsa al nuovo è una missione irrinunciabile, ma la cura per il nostro pianeta e l’impronta ecologica che lasciamo ha un valore più alto e anche le grandi aziende di questo settore accettano la sfida.

D'Orazi Dario

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