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I polpi che cambiano colore sfruttano la luce solare: scoperta sorprendente

Una nuova ricerca ha rivelato che i polpi e altri cefalopodi, noti per la loro incredibile capacità di cambiare colore, potrebbero sfruttare direttamente l’energia solare per attivare questo meccanismo. I loro cromatofori, le cellule pigmentate responsabili della mimetizzazione, sembrano infatti essere in grado di convertire la luce in energia elettrica, una scoperta che potrebbe aprire nuove frontiere nella tecnologia.

Come funziona il cambio di colore nei polpi

Gli scienziati hanno a lungo studiato i cromatofori, che contengono minuscoli granuli di pigmento e consentono ai polpi di adattarsi rapidamente all’ambiente circostante. Tuttavia, il recente studio pubblicato sul Journal of Materials Chemistry C ha rivelato un dettaglio sorprendente: questi pigmenti potrebbero funzionare come micro-pannelli solari.

I ricercatori hanno estratto granuli di pigmento dal calamaro Doryteuthis pealeii e li hanno testati in una cella fotovoltaica. I risultati hanno dimostrato che queste particelle reagiscono alla luce generando una carica elettrica. Maggiore è il numero di granuli, maggiore è la risposta fotovoltaica.

Un meccanismo essenziale per la sopravvivenza

I polpi e altri cefalopodi utilizzano questa capacità per mimetizzarsi, confondere i predatori e comunicare con i loro simili. La rapidità con cui avviene il cambio di colore, in pochi millisecondi, è un fenomeno unico nel regno animale.

Secondo la biochimica Leila Deravi, coautrice dello studio, questa scoperta suggerisce che la luce solare potrebbe fornire una fonte di energia diretta per gli animali, facilitando la loro straordinaria capacità di camuffamento.

Dalla natura alla tecnologia: nuove applicazioni possibili

L’idea che un organismo marino possa sfruttare la luce solare per generare energia apre scenari affascinanti per la tecnologia. I ricercatori ipotizzano che questo principio possa ispirare innovazioni nell’elettronica indossabile, come smartwatch o dispositivi che si autoalimentano con la luce.

Questa scoperta, oltre a rivoluzionare la nostra comprensione della biologia marina, potrebbe avere implicazioni concrete nel futuro della tecnologia sostenibile, dimostrando ancora una volta come la natura sia fonte inesauribile di ispirazione.

Foto di Diane Picchiottino su Unsplash

Federica Vitale

Ho studiato Shakespeare all'Università e mi ritrovo a scrivere di tecnologia, smartphone, robot e accessori hi-tech da anni! La SEO? Per me è maschile, ma la rispetto ugualmente. Quando si suol dire "Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere" (Amleto, l'atto indovinatelo voi!)

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