I ragni dalle ragnatele aggrovigliate sono ingegneri a otto zampe, che costruiscono carrucole di seta per catturare prede di grandi dimensioni, come lucertole o perfino piccoli mammiferi che camminano sul terreno sottostante. Fino ad ora, gli scienziati non sapevano esattamente come gli aracnidi fossero in grado di catturare vittime così pesanti. Per la prima volta, i ricercatori hanno analizzato le tecniche di costruzione e la produzione della seta che i ragni attuano per intrappolare e sollevare animali pesanti.
Un nuovo studio rivela che, dopo aver catturato la preda, i ragni hanno attivamente “sintonizzato” i loro meccanismi di produzione della ragnatela, unendo tra loro fili già tesi per formare carrucole che massimizzano la potenza di sollevamento e consentono di sollevare una preda molto più pesante degli stessi aracnidi.
La seta del ragno è in grado di disperdere facilmente l’energia; quando un insetto cade nella ragnatela, essa assorbe e dissipa la forza con cui il malcapitato lotta per districarsi. Inoltre, l’elasticità della seta le permette di immagazzinare e amplificare l’energia, in modo analogo a quanto accade con la corda di un arco che viene tesa e poi rilasciata per tirare una freccia.
Durante lo studio, gli scienziati hanno osservato i ragni mentre costruivano le loro trappole, facendo penzolare fibre speciali ricoperte di colla appiccicosa per intrappolare la preda e segnalare al ragno la cattura. Gabriele Greco, ricercatore post-dottorato presso il Laboratorio di Meccanica Bio-ispirata, Bionica, Nano, Metamateriali dell’Università di Trento, spiega che, se la vittima è un insetto di piccole dimensioni, un solo filo può essere sufficiente per sollevarlo, ma, se la preda è troppo grande perché il ragno possa tirarla su con la forza delle sue gambe, la trappola subisce delle modifiche.
Il ragno, non più osservatore passivo, inizia a produrre fili ipertesi, ossia fibre di seta che il ragno allunga ancorando un’estremità alla rete e l’altra alla preda. Quando i fili si rilassano, rilasciano l’energia che hanno accumulato per aumentare progressivamente il peso dell’animale; il ragno ripete l’operazione fino a portare la preda all’altezza desiderata. I risultati della ricerca sono apparsi sulla rivista Journal of the Royal Society Interface.
Ph. credits: Foto di Emanuele Olivetti via Livescience.com
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