Una studentessa oggi 14enne ha in questi giorni rivelato di aver scoperto i resti di un lemming risalenti a 41.000 anni fa, conservato nel permafrost siberiano. Angelina Sadovnikova, allora undicenne, si imbatté nel piccolo roditore mummificato, che potrebbe essere, ad oggi, il più antico mai rinvenuto. Questo piccolo erbivoro dell’era glaciale è stato trovato con le ossa delle zampe posteriori rotte, affermano gli scienziati, che sono tutt’oggi incerti su quale potrebbe essere stata l’andatura di questo curioso animale.
Angela ha ora 14 anni, ma la scoperta e le immagini sono state solo recentemente rivelate dopo un’indagine scientifica molto dettagliata sui resti del lemming ibernato, che si è peraltro conservato straordinariamente bene. La ragazza, all’epoca, si trovava con sua madre sulla riva del fiume Tirekhtyakh, vicino al circolo polare artico, quando si imbatté nella carcassa del lemming. La sua scoperta fu poi trasmessa ai docenti di biologia Nikita Solomonov e Vyacheslav Rozhnov, che hanno iniziato le ricerche sui resti del roditore preistorico.
La datazione al radiocarbonio ha rivelato che l’esemplare di lemming siberiano ha più di 41.300 anni e presenta una lunghezza di circa 17 centimetri. La pelliccia sembra essere più fitta su schiena, fianchi e addome, mentre risulta più rada sulla testa. L’analisi ai raggi X ha mostrato che tutte le ossa, incluso il cranio, sono conservate in maniera molto buona, sebbene gli organi interni dell’animale siano ormai spariti quasi del tutto. “Le zampe posteriori della piccola mummia sono state trovate misteriosamente rotte“, hanno riferito gli scienziati.
Gli esperti dicono non è inusuale che i lemming compiano grandi balzi per saltare giù dalle scogliere, ma il motivo dietro la scomparsa di questa creatura non è ancora noto. Questo animale giaceva sepolto nel permafrost fino a quando non fu notato da Angelina ed è subito stato fatto esaminare da chi di dovere. I documenti inerenti il nuovo studio riportano: “La scoperta del lemming di Tirekhtyakh è di grande importanza perchè ci consente di comprendere l’evoluzione di questo grande gruppo di mammiferi fin da quando vivevano nelle zone artiche“.
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