Ciò che i ricercatori hanno scoperto nella necropoli Maya di Comalcalco, lungo la costa del Golfo del Messico è davvero sorprendente. Si tratta di rituali delle antiche civiltà Maya che ricordano molto quelli praticati nel bacino del Mediterraneo.
Nello specifico si tratta di rituali funerari che comprendono la sepoltura dei corpi in giare. Secondo l’antica simbologia, questo rituale potrebbe significare il ritorno del defunto nel ventre materno, simboleggiato dalla giara, una sorta di utero che richiama anche, nel materiale di cui è fatta, il legame con la Madre Terra.
Nel complesso funerario di Comalcalco sono stati portati alla luce, in scavi recenti, numerose sepolture di questo tipo. Il gran numero di sepolture di questa tipologia, rinvenute nel sito, hanno indotto i ricercatori a pensare che una comunità proveniente dal Mediterraneo, si sia insediata in questi luoghi. Dal mediterraneo potrebbe dunque essere giunto fino al Golfo del Messico, un gruppo di persone molto abili nella navigazione. Queste ipotesi sono però ancora da verificare. C’è dunque una grande attesa dietro gli scavi che sono ancora in corso e si attende quali possano essere i responsi delle successive ricerche.
Come racconta l’archeologa italiana Maria Longhena, specializzata nello studio delle popolazioni americane, “la recentissima scoperta della necropoli di Comalcalco, ha restituito numerose sepolture in giara: questo tipo di rituale funerario, molto in uso presso antiche culture del Mediterraneo, non trova corrispondente nei contesti americani”.
Una scoperta davvero straordinaria per una città, quella di Comalcalco, fiorita nel periodo classico della civiltà Maya, ovvero tra il 250 ed il 980 d. C., ma la cui nascita risale ad un periodo precedente, come ha affermato Maria Longhena.
Le sepolture però non sono l’unico dettaglio che collega Comalcalco al Mediterraneo. Anche le costruzioni in mattoni di argilla cotti in forno, ad esempio nelle piramidi, e la rete idrica realizzata nello stesso materiale, sono molto più vicine alle tecniche in uso nel Mediterraneo, che non a quelle amerindie della civiltà Maya. Comalcalco è dunque un sito unico, che solleva molti dubbi e perplessità tra gli archeologi.
Secondo Longhena invece le particolarità del sito e dei rituali funerari di Comalcalco, sarebbe una prova di contatti tra il Nuovo Continente ed il bacino del Mediterraneo, già in epoca antica, molto prima del viaggio di Cristoforo Colombo. Questa scoperta dunque, insieme a molte altre non ancora confutate, si aggiungono alla serie di prove che avvalorano l’ipotesi di Elio Cadelo, il quale sostiene da tempo che ci siano stati contatti tra il Mediterraneo e il Sud America già in epoca classica. Le ipotesi di Cadelo sono riportate nel suo libro, che al momento della pubblicazione destò un notevole scalpore, dal titolo “Quando i Romani andavano in America”.
Nel libro sono presentate tutte le ipotesi di contatti e rotte commerciali transatlantiche, tra le antiche popolazioni dei due continenti. Sembrerebbe dunque che non sia stato Colombo il primo ad approdare sulle coste del Nuovo Mondo.
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