Un team di ricercatori francesi ha affermato di essere riuscito nell’intento di creare in laboratorio dell’idrogeno metallico, anche se (analogamente a quanto accade per lo studio del 2017) la loro richiesta di pubblicazione scientifica è stata accolta con scetticismo e qualche sospetto. Ma analizziamo la vicenda nel dettaglio.
L’idrogeno, uno degli elementi più abbondanti del sistema solare, è presente sia sulla Terra che su molti altri pianeti, nel Sole ed in molte stelle. Da sempre lo conosciamo come un gas, ma nel lontano 1935 due fisici, Hillard Bell Huntington ed Eugene Wigner, ipotizzarono che l’idrogeno sottoposto ad una pressione molto alta, potesse raggiungere uno stato metallico solido.
In caso fosse davvero possibile, le applicazioni sarebbero innumerevoli. Ad esempio potrebbe essere utilizzato come conduttore per la corrente elettrica, senza che subisca riscaldamento, e diventando quindi un ottimo superconduttore. Inoltre potrebbe fornire notevoli informazioni per la comprensione dell’Universo, in quanto alcuni ricercatori sostengono che l’idrogeno metallico componga il nucleo di alcuni pianeti che appartengono alla categoria di Giove, ovvero i giganti gassosi.
Una precedente ricerca sull’idrogeno fu portata a termine agli inizi del 2017 da alcuni fisici di Harvard, i quali affermarono di essere riusciti a creare questa particolare sostanza in laboratorio. Ma a Marzo dello stesso anno, il fisico francese Paul Loubeyre, del Centro di Ricerca sull’Applicazione dell’Energia Atomica, definì lo studio come una esagerata affermazione, e lo definì esattamente “molto rumore per nulla”.
Ed è proprio lo stesso Loubeyre che oggi guida le ricerche di questo nuovo studio e rivendica la paternità dell’idrogeno metallico. Il gruppo francese ha utilizzato nelle sue ricerche le Cellule ad Incudine Diamantate (DAC), ovvero dei macchinari in grado di creare una straordinaria pressione. Le DAC utilizzate da Loubeyre, presentano una nuova e moderna tecnologia, appositamente studiata nel 2018, con punte di diamante toroidali, che consentono il raggiungimento di una maggiore pressione rispetto ai precedenti modelli.
Dopo aver inserito una piccola quantità di idrogeno in queste nuove DAC toroidali, il team ha iniziato ad aumentare la pressione, analizzando come il campione di idrogeno reagiva all’innalzamento della pressione e alle radiazioni infrarosse assorbite. Queste ultime prodotte dal sincrotrone SOLEIL, un acceleratore di particelle che crea una forma molto potente di luce, la radiazione di sincrotrone.
I ricercatori del gruppo di Loubeyre hanno dichiarato che gli elettroni sembravano fluire nel campione di idrogeno come attraverso un metallo. Le loro ricerche sono state pubblicate in un articolo scientifico su arXiv, che non presenta però una peer review. Senza quest’ultima, lo stesso scetticismo che accolse la ricerca di Harvard del 2017, potrebbe essere applicato anche a questa nuova ricerca.
Molte domande rimangono infatti senza risposta al termine di questo nuovo studio. Ad esempio non è noto quanto tempo l’idrogeno possa perdurare nel suo stato metallico. Ma si tratta comunque di una ricerca che ha letteralmente entusiasmato i fisici.
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