Il mare e gli oceani sono ambienti fondamentali per il benessere dell’uomo. In essi troviamo cibo ed elementi necessari per il nostro sostentamento, con applicazione in diversi campi, dalla medicina alla produzione di energia. Molte economie sono strettamente legate aglio ambienti marini, come la pesca, il turismo, i trasporti marittimi e le spedizioni. Ma l’aumento delle emissioni di gas serra ed il conseguente cambiamento climatico stanno modificando questi ambienti, mettendo dunque a rischio la nostra salute.
Le acque oceaniche sono ormai più calde, più acide e contengono meno ossigeno. Gli ecosistemi oceanici, già stressati dalla pesca eccessiva e dall’inquinamento, si avvicinano sempre di più ad un punto di non ritorno. Con lo scioglimento del ghiaccio marino, l’innalzamento del livello del mare e l’aumento di eventi meteorologici estremi, la salute e il benessere dell’uomo sono ormai a rischio, soprattutto per gli insediamenti costieri.
Gli eventi meteorologici estremi sono ormai sempre più frequenti e cresce anche la loro forza distruttiva. Il numero di uragani di categoria 4 e 5 è aumentato dal 25 al 30% per ogni grado Celsius di riscaldamento globale indotto dall’uomo dalla metà degli anni ’70. Così come aumentano mareggiate e le inondazioni che causano la maggior parte dei decessi e dei feriti.
Inoltre a causa del cambiamento climatico e dell’aumento di eventi atmosferici catastrofici si ha il danneggiamento dei sistemi di acque reflue e l’aumento di acqua stagnante e che espongono l’uomo a tossine, batteri e virus.
Ad esempio a seguito di inondazioni, uragani e tsunami, le interruzioni dell’assistenza sanitaria, i rifugi sovraffollati e le altre condizioni determinate dalla distruzione delle infrastrutture, sottopongono le persone a condizioni di disagio e di igiene e salute precaria, che si aggiungono al trauma dell’evento.
Ciò può peggiorare un ampio spettro di problemi di salute pubblica, dalle malattie infettive alle malattie non trasmissibili alla salute mentale avversa. È stato infatti notato che tra le popolazioni colpite da disastri vi è stato un aumento dei ricoveri anche settimane, mesi e anni dopo l’evento catastrofico.
Un’altra problematica legata agli effetti del cambiamento climatico sugli ambienti oceanici, è l’innalzamento del livello del mare globale. Le inondazioni costiere stanno diventando più comuni e gravi e si prevede che entro la fine del secolo altri 250.000 chilometri quadrati di terra costiera saranno inondati, esponendo a rischi decine di milioni di persone in più.
L’avanzare delle acque oceaniche, l’erosione e il disgelo del permafrost possono rendere difficile o impossibile vivere in alcuni insediamenti costieri. Coloro che vivono in queste zone saranno costretti a migrare verso l’interno, dando il via a tutta quella serie di problematiche che si hanno quando un numero consistente di individui si sposta in massa verso altre zone già abitate.
Inoltre negli ultimi 40 anni, il ghiaccio marino artico è diventato più piccolo e più sottile. La sua estensione complessiva è diminuita di circa il 13% per decennio e il suo spessore è diminuito di almeno 1,75 metri. Questo implica lo sconvolgimento dei processi ecologici alimentati da questo particolare ambiente.
Foto di Quang Nguyen vinh da Pixabay
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