In alcuni casi, i pazienti che soffrono di epilessia subiscono un’operazione che prevede la rimozione di un intero emisfero cerebrale. Una nuova ricerca mostra la sorprendente capacità della porzione di cervello restante di andare ad occupare le zone dell’interno del cranio rimaste vuote. Il cervello umano infatti possiede una straordinaria capacità di “riconfigurarsi” dopo una perdita di funzionalità, fenomeno che per la verità è noto da decenni.
Ma i risultati del nuovo studio aggiungono a questo corpus di conoscenze ulteriori e preziosissime informazioni. I ricercatori hanno esaminato sei pazienti adulti sottoposti a emisferectomia da bambini; i pazienti hanno mostrato una connettività neurale sorprendentemente forte tra le diverse parti del loro cervello rimanente, stando ai risultati della ricerca. Quest’ultima, guidata dal neuroscienziato Dorit Kliemann del California Institute of Technology, fornisce approfondimenti sul modo in cui il cervello si riorganizza dopo una sostanziale perdita di materiale cerebrale, in base ad un meccanismo chiamato “cognizione compensata“.
“Le persone sottoposte ad emisferectomia hanno fatto rilevare un’elevata reattività dell’organo cerebrale. Queste possiedono comunque abilità linguistiche e cognitive perfettamente nella norma“, ha dichiarato Kliemann. “Non diresti mai che manchi loro effettivamente una parte del cervello. Quando vedo le immagini che mostrano solo mezzo cervello, ancora mi meraviglio al pensiero che appartenga ad una persona con cui ho parlato solo poche ore prima“.
In effetti, le persone trattate con l’emisferectomia possono godere comunque di buona salute, nonostante la natura invasiva della procedura. La nuova ricerca è stata utile per scoprire di più sui processi neurologici ad essa correlati. I partecipanti reclutati per lo studio includevano quattro uomini e due donne, tutti tra i 20 e i 30 anni, che avevano subito emisferectomie tra i 11 e gli 15 anni. Con l’ausilio di una macchina per la risonanza magnetica, gli scienziati hanno cercato segnali associati all’attività cerebrale spontanea mentre i partecipanti erano in uno stato di riposo.
I ricercatori si sono concentrati sulle regioni del cervello responsabili della vista, del movimento, delle emozioni e del pensiero. Questi dati sono stati quindi confrontati con un database preesistente, il Brain Genomics Superstruct Project, contenente le scansioni cerebrali di 1.842 individui con condizioni cerebrali normali. Non sarebbe stato irragionevole aspettarsi che le scansioni mostrassero reti cerebrali riorganizzate in maniera radicale, dal momento che un singolo emisfero stia svolgendo il lavoro normalmente svolto da due, ma non è quello che i ricercatori hanno visto.
Sorprendentemente, l’attività cerebrale dei pazienti trattati con emisferectomia appariva in gran parte normale, mostrando la stessa reattività cerebrale riscontrabile in un cervello integro. Eppure c’era una grande differenza: i cervelli a singolo emisfero mostravano una connettività superiore al normale rispetto ai cervelli di controllo. La ricerca è ancora agli esordi ma, in futuro, il team vorrebbe estendere il loro campo di studio per verificare questi risultati su un campione più ampio. C’è ancora tanto da imparare sul cervello umano, un organo estremamente fragile e per certi versi ancora poco conosciuto, ma che mostra capacità di adattamento e resistenza straordinarie.
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